Questo paese fu dapprima chiamato soltanto Serra, e si trova denominato in tal modo in un antico documento col quale nel 1045 Tesselgardo Conte di Larino, donava al Monastero di Tremiti la città di Gaudia o Civita a Mare; tale donazione fu fatta appunto intus in Castello de Serra (Muratori t. 2 Rerum ital. med., aevi Dissert - Iria Lib. 4 cap. 7). Lo stesso nome conservò per altro tempo ancora, come appare dall'altra donazione fatta nel 1127 da Roberto Conte di Molise al Monastero di Monte Cassino della metà del Castello di Serra (Robertus fecit privilegium huic loco de medietate castri Serrae), e confermata dal figlio Ugone nel 1128 all'Abate, Senioreto pure di Montecassino, per rispetto alla volontà del padre che mercede animae suae aveva fatto 'quel dono. Come pure solo in tal modo è chiamata nella sentenza del Cardinale Lombardo del 1175 e nelle Bolle di Lucio III e di Innocenzo IV.
     Poi fu chiamata Serracapriola. E la nuova designazione sarebbe dovuta ad un fatto addirittura miracoloso, se si dovesse prestar fede a quanto narra il Padre Arcangelo da Montesarchio nella Cronistoria delta Provincia Riformata di S. Angelo.
     “Questo colle, egli scrive, era tutto cinto di boschi foltissimi, appellandosi anche ai giorni nostri Selva del Conte. Costui chi fosse o come chiamavasi non è noto, si sa però che un giorno deliziandosi con altre persone alla caccia, si diede ad inseguire un caprio, che, furiosamente fuggendo, rifuggiossi in una grotta nella cima di detto colle, dove entrato il Conte vi ammirò con raccapriccio e stupore un picciolo altare, in cui era una bellissima immagine di Maria Nostra Signora, e il caprio in atto reverente ne stava. Sorpreso da un divoto timore il Cacciatore chiamò tutti i suoi compagni, ed avendo unitamente ammirato con venerazione il portento,lo fecero palese agli abitanti delle vicine ville, i quali in poco vi fabbricarono una Chiesa, che perciò ai nostri tempi si appella S. Maria in Sylvis. Appena poi ebbero terminato il divoto edifizio, stimolati dalla devozione e dall'amenità del site incomi'nci'arono a fabbricare le case. E’ questa la fondazione delta Terra, che, in memoria di quanto è narrato, ebbe il titolo di Serra-Capriola.
     Da quest'antica leggenda, che ancor dura nella tradizione popolare, risulterebbe che per questo paese la specificazione aggiuntavi dovesse essere di molto anteriore alle epoche, nelle quail invece - fino al 1175 - era chiamata soltanto Serra. Risulterebbe anche che la Chiesa di S Maria dovesse essere costruita in tempo assai remoto, molto prima delta torre ottangolare, che come si è detto fu forse innalzata nel 1019. Ciò invece è smentito dai documenti citati innanzi e dalla più semplice critica storica, come si vedrà in appresso.
     La spiegazione più naturale, se non poetica, circa l'origine del nome dato a questo paese, è che il luogo dove sorse era fatto a modo di sega nelle diverse colline che vi si innalzavano - serra dallo spagnuolo - ed era nei molti boschi che lo rivestivano ricco di selvaggina, e, quindi anche di caprii. Per questo prese tale denominazione a distinguersi dalle altre Serre che esistevano (Serrastretta, Serravalle, etc.) .
     Invece il popolo ha volute creare la leggenda, ed essa si tramanda di padre in figlio, di generazione in generazione.
    


da "Serracapriola Note di Storia - Usi - Costumi" di Silvana del Carretto e Armando Gravina
    
     Qui vogliamo solo ricordare che il nome "Serracapriola" (che la storiografia locale, non senza ingenuità, fa risalire all'evento leggendario e miracoloso del principe che trova il capriolo, da lui inseguito, inginocchiato davanti al quadro della Vergine, in un fitto bosco) più realisticamente potrebbe riferirsi non alla presenza dei caprioli nel bosco, ma al nome di una famiglia o di un singolo individuo, proprietario del sito in questione, attestato nella zona, in epoca romana, e che si è conservato attraverso i secoli fino al 1.000 d.C.
     Infatti nel 1015, in una "chartula offertionis" del Monastero di Tremiti, Serracapriola è ricordata come "castello quod dicitur Serra de Cap(ro)la”.
     La testimonianza romana a cui ci riferiamo è un'epigrafe tombale databile non prima della meta del I secolo d. C., rinvenuta nel contiguo agro di S. Croce di Magliano, su cui si legge di un certo Julius Sestius che dedica la stele a se stesso e alla moglie Capriola figlia di Caio, della gens Vibia.
     Il cognomen "Capriola" non è un unicum nella nostra zona, in quanto anche a Lucera è attestato nella forma maschile "Capriolus"
     Non è escluso che esistesse addirittura una "gens" con questo nome. Esempi di “gentes" col nome derivante da quello di animali sono noti nelle iscrizioni funerarie romane locali. A tal proposito dobbiamo ricordare la gens “Cervia" attestata nell'agro di Lesina.