Anche Serracapriola, come tanti altri paesi, ebbe la sua origine dalle primitive capanne di nomadi pastori, che poi, innammorati dalla bellezza e dalla sicurtà del luogo, vi piantarono stabile sede. Ma quando ciò avvenisse non si può con certezza precisare, cosicché anche per il nostro paese può ripetersi la solita frase, che l'origine si perde nella notte dei secoli.
     Ai primi abitatori altri se ne aggiunsero dopo la distruzione dell'antica e famosa Teano fatta dagli Unni nella invasione del 947 e gli scampati alla strage vennero ad ingrossare il nucleo già esistente. Per maggiore sicurezza, secondo il Pacichelli, fabbricarono la torre detta ottangolare, donde scorgere tutto ciò che nelle colline e nelle vallate circostanti si potesse tramare ai loro danni, e, poi, col passare del tempo, vi aggiunsero altro fabbriche sino a formare l'attuale castello. Anche se tale storia non fosse vera, certo è però che la costruzione e I'architettura della torre (detta ottangolare perché formata a quattro angoli retti e quattro acuti) la dimostrano più antica delle altre fabbriche che la circondano. Al dir di Fraccacreta, la torre dovè essere costruita nel 1019, secondo un distico inciso su di una lapide murata nella Chiesa di S. Maria, e poi distrutta nel terremoto del 30 luglio 1627, che abbattè anche il tempio. Il distico fu a noi tramandato da un Arciprete della stessa Chiesa, Ottaviano Gabriellis oriundo francese ma nativo di Rodi, ed era il seguente:

Mille anni Domini, ter tres, bis quinque fuerunt
Cun patres nostri hoc oppidum condiderunt.

    Anche abitatori vennero a Serra da altri luoghi del pari abbandonati o distrutti, come da Licchiano, abbattuta dal terremoto del 1125, da Cliternia, rasa al suolo dagli Unni, e più ancora da Civitate, a noi molto vicina, e che quantunque da poco sorta (1018?) fu abbandonata verso il 1258 sia per I'aria malsana del fiume, e sia per volere di Manfredi, che quei cittadini condusse a popolarle Manfredonia.
    

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     L'antica tradizione vuole che su questo colle, in tempi remotissimi, sorgesse l'antica Rocca Frentana, di cui nessuna traccia esiste, ma che la leggenda e il Fraccacreta, che per primo la trascrisse, narrano sorgesse dove fu poi costruita la Chiesa di S. Mercurio: anche ora il popolo designa quella parte del paese chiamandolo dietro Castello.
     Documenti veri e propri non vi sono per dare al nostro paese una così nobile ed antica discendenza; pure non mancano buoni argomenti per rafforzare la tradizione, e Giuseppe de Leonardis, raccogliendoli sagacemente, li trascrive.
     Un Castello, antichissimo certo esisteva e veniva chiamato Frentone dal quale anzi e non dal fiume Pietro Marso dice che la Frentania prese, il nome. Ora tale castello è ubicato dal Ferrara, sull'indicazione di Strabone, nelle vicinanze di Teano Appulo : Urbs frentana, et Ferentanum, Teano Appulorum Proxima fuit. Anzi, secondo Fraccacreta, tale Castello fu innalzato
     dai cittadini di Teano ad una certa distanza, come vedetta, donde scorgere, e sorvegliare le mosse delle osti nemiche.
     Ma in qual luogo era situato questo Castello ?
     Alcuni lo vogliono riconoscere in Firenzuola, dove mori Federico II o in Castelluccio. Tali ipotesi vanno scartate sol che si consideri che Firenzuola mai fu città frentana, e Castelluccio fu troppo lontana da Teano per poter aspirare ad essere quell' Urbs che Strabone diceva proxima alla medesima.
     Monsignor Tria sostiene che la Rocca Frentana sorgesse Ià dove è Larino, da Lar etrusco che significa primo, principale, quindi città, principale, ma nemmeno tale opinione è accettabile sempre per la distanza intercedente fra Teano e Larino.
     Per la stessa ragione è da scartarsi I'altra opinione che vuole il Castello Ià ove ora sorge Francavilla a Mare. Il Delecampio nelle note a Plinio scrive appunto: Frentanorum caput Ferentum, hodie, Francavilla in maris littòre. Ma Leonardo Alberti nella sua Descrizione d'Italia opportunamente osserva: “Non molto discosto da Ortona ritrovasi Francavilla, piccolo castello, ove era, secondo Biondo e Razano, la città Frentana capo dei frentani. Ma io considerando diligentemente le parole di Strabone nel 5° libro, non mi pare che sia possibile, conciossiachè egli dica che Frentano fosse vicino a Teano di Puglia, discosto da Larino 18 miglia. Laonde credo che fosse Frentone o Frentana, tra Larino a Teano anzi detta, e così sarebbe nei Frentani. E se fosse stata qui ove è Francavilla, come loro scrivono, non sarebbe stata vicina a Teano per essere quella molto lontana da questo luogo, ed eziandio per essere quella vicina al mare, e questo assai entro terra.”
     Qui è opportuno avvertire che la più recente critica storica (si consulti Eliseo Réclus nella sua Nuova Geografia Universale) tende ad ammettere che i Frentani, marinari per eccellenza, abbiano avuto la loro sede nella parte meridionale dell'Abbruzzo Chietino e in qualche punto del Molise. Taluni dicono fino al Biferno. Così Plinio: Flumen portuosum Frento Theanum Apuiorum, itemque Larinum, Cliternia, Tifernus amnis, inde Regio Frentanio.... e poco dopo.... in ora Frentanorum a Tiferno flumen Trinium Portuosum. Ma Cluvezio invece sostiene: Hic utrobique Tifernus amnis constituitur Frentani; dall'una e dall'altra parte del Biferno. E I'Anonimo di Milano aggiunge: Certum est veteres Frentanos, usque ad Frentonem, a quo sunt cognominati, fuisse protensos. Il che infine è confermato da Strabone..... ubi antiquiore tempore inter Aternum el Frentonem amnem iacebant Marruccini et Frentani: hi ad ortum, illi ad occasum. Certo I'antica tradizione assegna queste nostre terre alla Frentania di cui dovettero far parte fino a quando la nuova corografia di Augusto, avendo ridotti i confini della Frentania, allargò quelli della Daunia sino al Biferno, per cui Cliternia, Larino ed anche il territorio dove sorge il nostro paese si appartennero di poi alla Daunia medesima.
     Ad avvalorare l'opinione che la Rocca Frentana dovesse qui sorgere, De Leonardis aggiunge questi altri argomenti.
     Giovanni Antonio Mancini, professore di Bologna, ed Abramo Ortellio, regio cosmografo di Filippo d'Austria, designarono Serracapriola come Castello, in mezzo a quattro punti di antichità, cioè tra Teano all'est, Dragonara al sud, Larino all'ovest, e Pleuti al nord: quindi anche nelle carte cosmografiche dell'Italia antica Serracapriola viene designata come Castello appunto perché essa sorgeva là dove già una volta s’innalzava la Rocca Frentana. E con tale denominazione veniva anche designato il nostro paese in molti documenti antichi, per la tradizione che si conservava. Difatti Muratori riportando l'istrumento col quale Tesselgardo, conte di Larino, donava Civita a Mare ai Monaci di Tremiti, dice che tale atto fu firmato intus in Castello de Serra. Così pure lo storico Coleti, trascrivendo la donazione fatta da Corrado Imperatore alla Badia di S. Sofia in Benevento scrive che essa comprendeva Civitatem et Castellum qued vocatur Serra. Ed ancora parlando dell'altra donazione, fatta da Roberto Conte di Molise ai Monaci di Monte Cassino, è detto: Robertus etiam Comes de Molisio fecit privilegium huic loco de medietate Castri Serrae. Come pure Castello è detto da Cluerio il quale, delineando i confini della Frentania, scrive: Frentani habuerunt ab occasu hiberno lineam, quae est medio itinere inter oppida Serracapriola et Dragonara Oppido Serrae. E così Castello la chiamò Benedetto XIII quando emanò decreto che un Capitolo Provinciale si convocasse in Oppido Serrae; Castello Monsignor Conzaga, il quale scrisse che il Convento di S. Angelo fu costruito dai PP. Cistercensi non procul ab oppido Serrae; Castello ii Segretario Generale P. Michelé da Tuzio, che . nel Bollario dell'Ordine dei Minori di S. Francesco, descrivendo la Provincia di S. Angelo in Puglia, riportò Serracapriola col nome di Oppidum, e Leandro Alberti nella Descrizione d'Italia dice di aver visto su di un'altura Serracapriola, onorevole Castello. E finalmente Ferdinando de Luca, nei suoi Elementi di Geografia antica, trattando dei Frentani, fra le città più notabili dopo di Larino, municipio romano, in primo luogo riporta Serracapriola, col nome di Frentanum.
     Otre a tali argomenti, altri ne trae De Leonardis dal fatto che facendosi degli scavi nelle campagne serrane, si rinvennero molti antichi sepolcri con tanti frantumi di armi e varie monete. Di queste più in abbondanza se ne trovarono negli scavi fatti in prossimità del paese, e parecchie erano di una certa importanza, come quelle con la testa di Giano da una parte e il rostro di una nave dall'altra. Furono rinvenute anche monete imperiali di Augusto, di Claudio, di Nerone, di Antonino e moglie Faustina, di Diocleziano e di Massimino, ed inoltre furono trovati parecchi anelli, fra i quali uno che portava inciso le lettere R. R. B. Reipubblicae Romanae Benemeritus. Queste antiche memorie furono per parecchio custodite dai germani D. Carlo e D. Vincenzo Alberico, nonché dal Signor D. Antonio Finizio; poi sono andate disperse, come un'altra preziosa collezione, che andò a male durante il passaggio delle truppe francesi, che pur troppo di tante nostre cose belle si sono impadronite.
     Questi gli argomenti addotti dal De Leonardis per dimostrare che qui, ai tempi di Roma e prima ancora, sorgesse la Rocca Frentana, a tutela delia sottostante via Valeria. Ripetiamo che documenti veri e propri non ve ne sono, tanto che nella Monografia Generate del Regno di Napoli si lasciava ancora come soggetto di future indagini la identificazione delia Urbs frentana. Pure la tradizione assegna al nostro paese una così nobile discendenza, e noi facciamo voti che studi più accurati e profondi vogliano per davvero confermarla.

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     Un'altra quistione si è agitata fra i dotti, se cioè la Frentania fosse stata denominata in tal modo dal Frontone, Fortore, ovvero a questo fiume avesse dato il nome.
     Per amore di esattezza, oltre a quanto più innanzi si è riportato dell’anonimo di Milano che dice i Frentani cognominati appunto dal Frentone, aggiungiamo che Cluverio scrive “essere incerto se i Frentani, venuti dai Sanniti in questi luoghi, presero novello nome dal fiume o lo dettero ad esso” (utrum Frentani, quum digressi a Samnitibus in haec Ioca pervenerunt, novum sibi nomen ab amne appellaverint, incertum est). Pure, nota il Fraccacreta, è più consentanea l'idea che il fiume diede il nome a quei popoli, e ciò in conformità di quanto avevano prima detto Plinio ( .... regionem Frentanam vocat a Frentone, vicino fluvio....) Le Martiniere, il P. Arduino e lo stesso Monsignor Tria, il quale scrive che solo a sentirsi il nome Frento ogni discussione debba finire.