"...Le vecchie case dalla fisionomia pacata, in tono minore, di cose fatte per durare indefinitivamente. Non frenesia e vertigine, e stanchezza successiva, ma gaiezza riposata. Basta rifarsi alle chiese romaniche per capire la regalità della casa. Un canone umile e francescano. Il canone mediterraneo. La ricercatezza, la raffinatezza,la distinzione sono un veleno per l'Arte. Perde la sua fresca innocenza se aderisce alla perizia tecnica, a una moda, o al lusso delle dimensioni e dei materiali. La POVERTÀ È CAUSA DI BRUTTEZZA SOLO IN QUANTO UNO SE NE VERGOGNI Ci sono delle brutte reggie e dei bellissimi trulli, delle stupende capanne di canne. La bellezza non costa più della bruttezza. Anzi di solito si spendono più quattrini per la bruttezza che per la bellezza. San Francesco ha rivalutato e laudato la pietra, la terracotta, l'intonaco, dove si riteneva appropriato solo il marmo, ha sostituito l'umile affresco al regale mosaico e la terracotta smaltata al lusso degli ori. Oggi bisogna riconoscere i limiti inevitabili ma benedetti della realtà. Senza di essi siamo preda della DISSIPAZIONE. Non QUANTO PIÙ' TANTO MEGLIO, ma QUANTO MENO TANTO MEGLIO che è il fondamento ascetico di ogni vera civiltà..."(Pensieri di Eglo Benincasa).

  Il restauro
 Da qualche tempo sicomincia a sentire la poesia intensa di restaurare le vecchie case.E' bene riscoprire e custodire gelosamente questo patrimonio inestimabile, testimonianza di un'architettura ancora a misura d'uomo. Il suo recupero però è reso difficile dalla cattiva applicazione delle leggi per la tutela del paesaggio. I piani particolareggiati delle zone d'interesse storico dell'architetto Sara Rossi approvati nel 1977 regolarizzarono, in parte solo teoricamente, gli interventi sulle vecchie costruzioni. Essi sono suddivisi in due zone , comprendenti:
 - A1 CENTRO STORICO nella parte di più antica origine.
 - A2 CORSO GARIBALDI e aree adiacenti.
 Nella zona A1 non è ammesso nessun ampliamento dei fabbricati esistenti, ma solo manutenzione straordinaria e conservativa. Questi stessi vincoli sono validi anche per gli stabili prospicienti sul Corso Garibaldi. Le finiture esterne degli edifici debbono rispettare con il massimo rigore possibile le caratteristiche ambientali delle aree storiche circostanti. Dove ci sono delle murature di mattoni pieni ci deve essere il rinvenimento a faccia vista, altrimenti saranno ad intonaco rustico o ad intonaco tinteggiato. I colori ammessi sono: il bruno spento, il bianco, il grigio chiaro, il terra diSiena chiaro. Qui si cade nell'equivoco. Per cui ognuno crede di essere nel diritto di dare libero sfogo al capriccio di intonacare e colorare la propria abitazione con materiali plastici in netto contrasto con la storia e la struttura dello stabile. Infatti dopo un po' di tempo c'è l'inevitabile rigetto (vedi la chiesa della Trinità e altri immobili del centro storico).

 E allora quale restauro?
 È semplice. Si fa per dire. "Un canone umile e francescano". Nel restauro entra la manualità regale dell'artigiano-muratore che usa con intelligenza i materiali tradizionali riciclabili, ma anche con molta, molta circospezione i materiali moderni per sopperire alle esigenze del momento. Dove non è possibile il rinvenimento a faccia vista dei mattoni, da lasciare allo stato naturale, l'unico intonaco esterno adatto alle vecchie abitazioni è quello rustico "sguazzo" dove deve trionfare la "deformazione" dal colore naturale del materiale usato. Soltanto il tempo può dare la patina giusta sia ai mattoni a faccia vista che all'intonaco rustico. Questo tipo di restauro è a basso costo,perché dura nel tempo e non ha bisogno di manutenzione. Sono da escludere gli intonaci uniformi, lisci, plastificati e colorati.
 Oltre al castello ben tenuto dal duca Antonino Maresca, alcune case nel centro storico, in corso Garibaldi, e le facciate di parecchi negozi, sono state ben restaurate con il rinvenimento dei mattoni a faccia vista. Eredi dei vecchi capimastri, i nostri muratori sono gli artefici di questi splendidi restauri. Siamo certi che essi tramandano ai loro apprendisti oltre alla tecnica del cemento armato anche l'arte del restauro dei vecchi stabili. Ma la crisi dell'artigianato che coinvolge anche questo settore può spezzare questa catena. Già alcuni giovani a malincuore hanno abbandonato il paese per trovare lavoro altrove.
 Sono state ben ripristinate anche via Bovio già Grande, via Cairoli e via XX Settembre, detta "De'Zincàri" già dal 1753, perché, da quartiere periferico, accoglieva nomadi e forestieri. Questa strada, la più larga del centro storico, con sbocco a Porta Bianchini, pullulava di botteghe artigiane e negozi. Nel 1990 meritava di essere restaurata da una squadra di vecchi artigiani napoletani, specialisti nel trattare il loro materiale "le pietre del Vesuvio" (bàsele). Usavano il maglio, la mazzetta, la leva; il capomastro, artigiano-architetto, una funicella ( à zùchèrèlle) a mo' di metro. Pochi mezzi, ma tanta, tanta esperienza.

 Le nostre strade sono caratterizzate da lastricature di basole laviche e "bianchini". Pietre resistentissime, introvabili, che potevano essere depositate, dopo il rifacimento in porfido di piazza V. Emanuele, per riutilizzarle, nel tempo, a restauro. Ma oggi l'ottimo usato si getta o si dà in "beneficenza". In caso di necessità (lo diciamo ai posteri?) le basole potranno essere riesumate nel vallone "don Ciccio" dove si trova la loro fossa comune.
 Conservare per riutilizzare: questo è il restauro. Il cemento armato è nocivo perchè non è riciclabile.