Nell'introduzione di questo convegno è stato puntato l'indice contro il nuovo orologio di Serracapriola (quasi a volerlo mettere alla gogna), ma se pensiamo alla demolizione dei palazzi di Punta Perotti a Bari, il nostro caso diventa più che trascurabile. Cerchiamo piuttosto di comprendere le cause che sono alla base di quelli che potremmo definire "danni discutibili".
    Personalmente ho sempre ritenuto che il tutto potrebbe essere evitato con una rappresentazione e pubblicizzazione preventiva del progetto, ma a Bari gli edifici sono stati innalzati sotto gli occhi di tutti, in un tempo tutt'altro che breve, e a Serra il progetto è stato persino illustrato pubblicamente in Comune, tanto che c'è stata anche una reazione politica.
    Andando indietro nel tempo, almeno di mezzo secolo, ricordo un'autentica sommossa popolare a Rutigliano (un piccolo centro in provincia di Bari), che impedì alla Soprintendenza ai Monumenti di portar fuori dal paese (sia pure per giustificati motivi di restauro) un crocifisso, da tutti ritenuto miracoloso.
    La differenza tra quest'ultimo caso e i due precedenti sta nel coinvolgimento della popolazione, che a Bari come a Serra è rimasta solo spettatrice.
    Forse oggi, ai giovani, appare incredibile che, durante la guerra, quando le truppe d'occupazione americane mimetizzavano i "mastodontici" automezzi militari sotto gli alberi di Corso Garibaldi, i serrani, con reazioni forse esagerate, riuscirono ad imporre il rispetto per le piante.
    Siamo in un'altra epoca, quando l'educazione civica non era delegata ad una disciplina scolastica, ma costituiva l'obiettivo primario.
    Visionando il libro "Saper Camminare (1941)", distribuito dal "Banco di Napoli", è possibile avere un'idea del metodo capillare d'insegnamento. Non esisteva una disciplina specifica, ma un processo osmotico, che, per esempio, attraverso il "gioco del traffico", grazie ad un autentico lavaggio mentale, m'impone ancor oggi, a 70 anni (non certo con la minaccia di una multa), di dare la "precedenza a destra" o di non lasciare la macchina in divieto di sosta.
    Analogo discorso si può fare per il "Giuoco della protezione antiaerea (1936)", distribuito dall'U.N.P.A. (Unione Nazionale Protezione Antiaerea) che, attraverso premi o pagamenti di penali, dava, ai bambini come agli adulti, vitali suggerimenti sull'uso delle maschere antigas, sul comportamento in caso di bombardamenti ecc.
    Persino l'addestramento militare iniziava nella scuola primaria, con armi che erano una perfetta riproduzione di quelle vere, ad eccezione dei proiettili che erano a salve. Il tutto poi veniva condito con una serie di motti, quali "libro e moschetto, balilla perfetto", "credere, obbedire e combattere", "vincere o morire", "taci, il nemico ti ascolta" ecc. ecc.
    Allo sport, poi, settimanalmente, non veniva dedicata semplicemente qualche ora di educazione fisica, ma un'intera giornata all'aria aperta, come ancora avviene nelle scuole svizzere.
   Nel 1985 abbiamo avviato, a Bari, una sperimentazione sull'introduzione delle nuove tecnologie nella scuola elementare, con il sogno di realizzare una riproduzione del centro storico nel "parco 2 giugno", sull'esempio di Legoland. Superfluo dire che l'entusiasmo dei bambini era alle stelle, ma è venuta meno la classe docente, che "non poteva pensare a giocare nelle ore in cui doveva insegnare".
   La scusa ufficiale con cui venne sotterrata la sperimentazione fu, come al solito, la mancanza di fondi per l'acquisto dei mattoncini Lego e dei computer.
    Oggi, però, possiamo affermare che i computer si sprecano e grazie a programmi gratuiti, quali Google Earth e Google SketchUp, che si possono scaricare via rete, sull'esempio di quanto è stato fatto in America, possiamo provare a realizzare a costo zero un Centro Storico Virtuale, una Serracapriola ideale, frutto dei sogni di tutti i serrani, residenti ed emigrati.
    La nuova Amministrazione Comunale di Serracapriola ha aderito al progetto, assicurando la disponibilità di una sala da attrezzare per l'insegnamento a distanza, collegata via rete al Politecnico di Bari. Per il resto, credo sia sufficiente non aver la pretesa di fare miracoli, ma adottare, con umiltà, la politica dei piccoli passi: si tratta pur sempre di un processo di alfabetizzazione, ricordando che l'analfabeta non è una persona ignorante, ma semplicente colui che è impreparato (e quindi recalcitrante) a comunicare nel linguaggio ufficiale, che nel caso specifico s'identifica con Internet (si tratta di un'analfabetismo di tipo medioevale, radicato proprio nella scuola).
    Di certo il primo obiettivo è la formazione. Sappiamo benissimo che i piccoli emulano gli adulti, spetta quindi a questi dare il buon esempio, sforzandosi di imparare i nuovi linguaggi, proprio "giocando" con i piccoli futuri amministratori e ritornando alla scuola-bottega, in cui il Maestro insegnava con l'esempio ed il discepolo imparava lavorando. In questo tipo di scuola, priva di "finanziamenti ministeriali", la carta vincente, che garantiva il sostentameto della scuola stessa, era sempre la simbiosi tra l'esperienza del Maestro e l'entusiasmo dei Discepoli.
   Tra i miei ricordi indelebili rimane la bottega di Michele Marinelli (mèste Mechéle). Ho trascorso circa un anno a Serracapriola, in casa di mia nonna, perché la casa in cui la mia famiglia abitava a Foggia era stata distrutta dai bombardamenti. In quell'anno avrei dovuto frequentare la terza elementare, ma per fortuna le scuole erano chiuse. Ogni giorno trascorrevo ore davanti alla bottega de mèste Mechéle, ad osservare come lavorava. Mai visto oziare, ma neppure lavorare con affanno: era un vero orologio| Quando, probabilmente, non aveva commissioni, decorava le "casse da morto" che erano autentici capolavori di sculture in legno (ne aveva sempre qualcuna pronta in un angolo, in alto, nella bottega). Non ricordo di averlo mai sentito parlare, ma di certo mi ha trasmesso la passione per il lavoro (caratteristica di un uomo libero), che è una cosa ben diversa dalla fatica, l'elemento basilare dell'uomo schiavo. Superfluo riferire che, appena mi è stato possibile, ho attrezzato sul terrazzo di casa una piccola falegnameria.
    Io penso che, per tornare ai metodi della Scuola-bottega e avviare il processo di alfabetizzazione, sia necessario "fondere" l'Università della terza età (resa produttiva) con la scuola primaria (non certamente quella dell'obbligo). Sarebbe più che sufficiente riuscire a far scrivere, su Internet, ai bambini le storie che i nonni raccontano e sono certo che anche gli anziani, contrari all'uso del computer, non potranno rifiutarsi di verificare la corretta trasposizione di quanto hanno raccontato: in fondo, anche per il computer vale il proverbio "l'appetito vien mangiando".
    A livello personale, devo confessare che quasi certamente, nel 1985, ho "inventato" la sperimentazione dell'insegnamento della fotogrammetria nella scuola elementare, per imparare a programmare il computer. La migliore ricetta per imparare sta proprio nell'insegnare ai bambini. In trent'anni d'insegnamento universitario non ho mai preparato una lezione (in questo tipo di scuola, gli studenti non fanno domande, anche se il professore afferma che l'asino vola), ma per farne una in seconda elementare studiavo fino a notte inoltrata: i bambini si contentano di poco, ma sono implacabili nel gioco del perché.
   Aggiungasi a tutto ciò il facile e diffuso uso di fotocamere digitali, che consente a chiunque la documentazione dell'esistente. Infine, con programmi come Coogle SketchUp, la ricostruzione schematica di ambienti, ormai vivi solo nei ricordi degli anziani e su qualche fotografia, diventa solo una logica conseguenza.
    A questo punto la materia prima del Sistema Informativo Globale di Serracapriola è pronta e sufficiente per l'autofinanziamento della scuola, ma ciò che più conta è la gratificazione degli studenti (che comunque passano alla storia ed impostano il proprio curriculum su una rete internazionale), perché non bisogna trascurare l'affermazione di un noto filisofo "l'uomo esiste solo se qualcuno lo pensa" e anche il piccolo scippatore opera in un certo modo essenzialmente per farsi notare: per esistere!

Bari, 16 novembre 2006