Il 9 Aprile 2006, “Domenica delle Palme”, a Serracapriola (FG), Palazzo Arranga ha riavuto il "suo" orologio.
  Chiarire il significato delle virgolette significherebbe riaprire le polemiche che hanno accompagnato la presentazione del progetto.
  Indubbiamente a fronte di un qualsiasi intervento sui beni culturali (patrimonio di tutti) non ci si può limitare a giudizi meramente estetici, con tanti “a me piace” ed altrettanti “a me non piace”, ma, al pari di un qualsiasi intervento su un essere vivente, preceduto da una accurata anamnesi, ogni progetto di trasformazione della realtà territoriale non può prescindere dal G.I.S. (Global Information System), che corrisponde alla cartella clinica del paziente.

  Sul G.I.S. di Serracapriola troviamo la storia della "torre dell'orologio":

  • nel 1743 un primo orologio pubblico forniva ai serrani l'ora esatta, allorché furono spesi per accomodo dell'orologio con riguardo alli pezzi come alle sfere ducati 20 e carlini 81;
  • quando fu deliberato ed eseguito l'abbattimento del muro, della Portella e della torre con l'orologio nel giugno del 1905, il sindaco Giuseppe Castelnuovo con atto del 24 luglio 1905 acquistò presso la ditta Fontana di Torino un nuovo segnatempo pubblico che fu installato nella torretta del Municipio. Mezzo indispensabile per il popolo, sprovvisto di orologi da tasca. Il meccanismo a carica manuale, simile a quello della Portella, con bronzine, funi, pesi e tre quadranti;
  • a seguito del terremoto del 31 ottobre 2002 la torre con l'orologio su Palazzo Arranga, uno dei monumenti simbolo del nostro paese è stato "momentaneamente" demolito in attesa di essere ristrutturato e riposizionato allo stesso posto.
  • Il 10 agosto 2003 alle ore 19 nella sala consiliare del municipio di Serracapriola è stato presentato il progetto del nuovo orologio di Palazzo Arranga che dovrà sostituire la torre civica demolita a causa delle lesioni subite dal sisma del 2002.

   Cerchiamo ora di esaminare, con serenità, il caso dell’orologio di Serracapriola, a cominciare dal progetto.
   Per definizione, il progetto deve fornire le indicazioni necessarie e sufficienti alla comunicazione (e, quindi, per la realizzazione) di un’opera.
   In pratica il progetto deve chiarire “cos’è”, “a cosa serve” e “come funziona” l'oggetto dell’intervento.
   Per raggiungere lo scopo il progettista fa ricorso a tutti gli strumenti di rappresentazione di cui dispone: disegni, plastici, video ecc. (oggi, grazie alla realtà virtuale, è possibile rappresentare in maniera realistica il progetto, fin nei minimi particolari). Ogni progetto, infine, viene accompagnato da una relazione tecnica, destinata a guidare l’utente nella lettura del materiale illustrativo.

   Nel caso specifico dell’orologio, la relazione tecnica illustrativa (quasi una lezione accademica molto generica) è tesa a giustificare un intervento “moderno”, piuttosto che chiarire i dati tecnici del progetto. Non di maggior aiuto, sempre ai fini della conoscenza dell’intervento, risultano i grafici di progetto.
   Tralasciando, per il momento, ogni critica al progetto e affiancando la rappresentazione progettuale "a colori" alla foto dell’opera finita si notano subito alcune differenze che vanificano gli schizzi di progetto, infatti:
   - il quadrante dei tre orologi, perfettamente uguali nel progetto, presentano le lancette ed i numeri di colore nero su sfondo giallo, mentre nella realtà il quadrante esposto a nord si differenzia nettamente dagli altri due, che presentano i numeri di colore bianco su fondo azzurro;
   - il quadrante rivolto a ovest, nel progetto risulta inserito in un telaio quadrato, mentre nella realtà sembra sostenuto da un portale zoppo;
   - la campana, nella realizzazione del progetto, risulta duplicata, quasi il progettista abbia dimenticato che, per differenziare il tocco delle ore da quello dei minuti, occorreva una seconda campana di dimensioni inferiori.
   - sembra superfluo far presente che, nel disegno (che come modello CAD appare fin troppo schematico), la copertura di Palazzo Arranga sia stata illustrata con superficialità.
   - osservando, infine, la foto scattata in occasione della fiera di S.Rosalia del 2006, viene da chiedersi a quale quadrante corrispondono i rintocchi delle campanelle, visto che ogni quadrante segna un orario diverso. Sembra quasi che il progettista, pur utilizzando il computer, abbia dimenticato che l'orologio elettronico necessita di una sincronizzazione, fatta normalmente via rete!

   Passiamo alla coerenza. Un progetto che intende "riprendere il sottile filo rosso interrotto della storia del monumento, con la ferma volontà di riannodarlo, e creare una nuova realtà", dimentica che nel terzo millennio, grazie all'elettronica, l'orologio (in formato digitale) viene normalmente affiancato dal termometro e dal barometro: la nuova torre dell'orologio ci riporta alle prime automobili, che sembravano delle carrozze senza cavalli.
  
   Confrontiamo, ora, le foto scattate prima e dopo l'intervento. Indubbiamente il nuovo cappello di Palazzo Arranga non soddisfa, ma, a voler essere onesti, anche quello vecchio appare molto "pesante" e certo non poteva essere neppure nelle più lontane previsioni di chi ha progettato Palazzo Arranga: c'è da scommettere che, se potessimo tornar indietro di un secolo, assisteremmo alle stesse polemiche di oggi, ma con una differenza: agli inizi del 1900, non tutti disponevano di un orologio (neppure in casa), per cui una volta demolita la portella, è stato necessario sistemare la torre dell'orologio nel "nuovo centro" di Serracapriola (centro che oggi si è spostato ulteriormente, grazie all'espansione urbana). Oggi la logica avrebbe portato a sistemare l'orologio su un edificio moderno e, finalmente, il prospetto di Palazzo Arranga sarebbe tornato all'idea originaria, con buona pace del progettista.
   Purtroppo l'etica professionale dell'architetto moderno è cambiata: incapace di nuove idee, il progettista moderno non ha più nemmeno il coraggio di far "tabula rasa" del passato, ma si limita a distorcere le idee progettuali di chi non si limitava a schizzare il progetto, ma "lavorava" con le maestranze.
  
   Per concludere facciamo una riflessione: in un'epoca in cui l'uomo non sente più neppure la necessità dell'orologio da polso, perché lo ritrova sul telefonino, sul computer, in macchina e... in ogni luogo, è proprio necessario sperperare denaro pubblico per costruire (nel terzo millennio) una “torre dell'orologio” ?