A. Amato, M. Stucchi e G. Valensise
agg. 05 nov. 2002
Si sono dette e scritte molte parole, in questi giorni,
sul problema della classificazione sismica e del suo retroterra scientifico.
E' opportuno fare alcune precisazioni:
1) Per classificazione sismica si intende un sistema di normative che
determina in che modo e dove gli edifici di nuova costruzione
vanno costruiti secondo criteri antisismici, in modo cioè da resistere
senza crollare alle forze sismiche.
2) La normativa in vigore è la L. 64 del 1974 e il corpo di leggi
e decreti, sia dello stato che regionali, che ne deriva. Questo corpo si
basa essenzialmente su due strumenti: i) le norme tecniche, che stabiliscono
i criteri con cui gli edifici devono essere costruiti; ii) la mappa delle
zone classificate, con i relativi gradi di rischio (prima, seconda e terza
categoria). Ed è questa ultima l'oggetto delle polemiche di questi
giorni.
3) La mappa attuale risale, con l'eccezione di pochi aggiornamenti successivi,
agli inizi degli anni 80 quando, a seguito del terremoto dell'Irpinia-Basilicata,
essa venne aggiornata in modo significativo sulla base di un elaborato
del "Progetto Finalizzato Geodinamica", uno dei Progetti Finalizzati del
Consiglio Nazionale delle Ricerche. In quella occasione si passò
per la prima volta dalla prassi di dichiarare sismiche le aree solo dopo
che venivano colpite da un terremoto ad una mappa basata su elementi predittivi,
ancorché abbastanza rudimentali.
Figura 1. Classificazione sismica del territorio Italiano. In grigio
le aree non classificate.
http://www.serviziosismico.it/LEGI/CLASS/italia.html
Come tutte le mappe di classificazione sismica, anche questa
mappa si basa su di una combinazione di parametri che valutano sia la pericolosità
sismica - ossia il livello di scuotimento atteso in ciascun sito - sia
alcuni parametri di valutazione del rischio sismico.
In questa mappa la pericolosità sismica è
valutata sulla base delle informazioni sismologiche e geologiche disponibili
al 1980.
4) Nel seguito, la conoscenza degli ingredienti di base per la valutazione
della pericolosità (catalogo sismico, distribuzione e geometria
delle zone sismogenetiche, parametri di attenuazione del moto sismico e
dell'intensità, ecc.) è migliorata e le metodologie si sono
evolute.
Al termine di un progetto pluriennale, nel 1996 il Gruppo
Nazionale per la Difesa dai Terremoti ha rilasciato: i) due mappe di pericolosità
basate su di una zonazione sismogenetica; ii) un catalogo di terremoti;
iii) un set di leggi di attenuazione, tutti determinati ad-hoc per il progetto.
Figura 2. Mappa di pericolosità del GNDT (1996)
http://emidius.mi.ingv.it/GNDT/PS.html.
Queste mappe sono dunque basate su elementi conoscitivi e
metodologie di calcolo molto più aggiornati di quelli del 1980.
Sulla base di queste mappe, nel 1996 un Gruppo di Lavoro
istituito dal Dipartimento della Protezione Civile compilò delle
mappe di rischio sismico a scala nazionale, fra cui un mappa del danno
percentuale atteso
Figura 3. Mappa del danno atteso (in %) a scala nazionale.
http://www.serviziosismico.it/PROG/G_RISCHI/PERDANTOT/perdantot_f.html
e la mappa delle massime intensità osservate nell'ultimo millennio.
Figura 4. Mappa delle massime intensità osservate.
http://emidius.mi.ingv.it/GNDT/IMAX/max_int_oss.html
Sulla base delle due mappe precedenti e della mappa di
classificazione sismica, un Ordinanza del Sottosegretario alla Protezione
Civile nel 1998 definì un elenco di "Comuni ubicati nelle zone ad
elevato rischio sismico", che evidenziava alcune differenze con la mappa
della classificazione corrente.
Nel 1998 un gruppo di lavoro ING-GNDT-SSN, anch'esso istituito
dal Dipartimento della Protezione Civile, ha prodotto una ipotesi di riclassificazione
sismica.
Figura 5. Proposta di riclassificazione sismica del territorio nazionale.
http://www.serviziosismico.it/PROG/1999/proposta_riclass/index_f.html
5) Dal 1998 a oggi le conoscenze si sono ulteriormente sviluppate. In
particolare, disponiamo oggi di un "database delle sorgenti sismogenetiche"
individuate sulla base di dati geologici che, sia pure non esaustivo, ci
consente di individuare con maggior precisione le zone in cui si possono
originare terremoti forti. Disponiamo inoltre di informazioni sismologiche
e di metodologie più aggiornate rispetto al 1998.
Nell'ambito dell'Istituto si sta portando avanti un progetto
che darà importanti risultati entro il 2003. In questo progetto
sono in corso analisi per produrre, come risultato intermedio, mappe di
pericolosità aggiornate allo stato di avanzamento delle conoscenze
a oggi.
Premesso questo, è necessario fornire alcune precisazioni.
6) Il sistema della classificazione sismica - e le mappe da esso previste
- è finalizzato a fornire a chi costruisce un edificio nuovo un
livello di riferimento convenzionale delle forze sismiche rispetto al quale
gli edifici vanno progettati per poter rispondere alle sollecitazioni senza
crollare. Un edificio antisismico può quindi danneggiarsi in caso
di terremoto (anzi, nel caso di certe tipologie edilizie l'edificio "deve"
danneggiarsi, poiché tale danneggiamento aiuta a scaricare l'energia
sismica e a impedire il crollo).
7) Se una zona non è classificata come sismica, questo non significa
che in quella zona non si possano avvertire terremoti e nemmeno che non
possano verificarsi danni. Significa solo che edifici ben costruiti non
dovrebbero crollare in occasione dei terremoti del livello atteso nella
zona stessa. Si deve ricordare, peraltro, che gli edifici possono crollare
anche indipendentemente dai terremoti.
8) Poiché la classificazione sismica presiede principalmente
al problema delle nuove costruzioni, non è del tutto corretto utilizzare
questa mappa per definire priorità e modalità di intervento
nei confronti del patrimonio edilizio non anti-sismico esistente. Quest'ultimo,
infatti, per definizione è meno resistente ai terremoti per ragioni
di progettazione e/o vetustà.
10) In sostanza sarebbe opportuno che, almeno ai fini della ricognizione
ed eventuale ristrutturazione del patrimonio edilizio esistente -e
in particolare di quello scolastico e ospedaliero,e
nelle more della definizione e della applicazione di una nuova classificazione
sismica del territorio, anche le zone non classificate venissero considerate
come potenzialmente sismiche e quindi
equiparate di fatto quantomeno alla terza categoria sismica.
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