I prodotti freschi derivati dal latte venivano lavorati dal caciere,
la cui attività s'incrociava in Puglia con quella del coratino
(quèrètine),
una complessa figura di artigiano-commerciante, che salava, faceva stagionare e custodiva il formaggio
del produttore con cui trattava la vendita. Se non c'era un accordo,
il coratino veniva pagato per il suo lavoro, e il produttore vendeva
il formaggio al miglior offerente.
Intorno al 1915 l'attivita del quaratino (con questo nome veniva
denominato anche il formaggio trattato dall'artigiano-commerciante)
si svolgeva anche a Serracapriola dove Vincenzo Galelli, Valentino
Di Nucci e Luigi Cardascia commerciavano il prodotto. Prima
i pastori dovevano vendere la loro mercanzia a S. Severo o a Foggia.
Inoltre la ditta Marinucci & C di Roma aveva aperto
una succursale in paese che confezionava un ottimo formaggio romano,
mentre i fratelli De Marzio commerciavano in loco le lane.
Ciriaco Secci, originario di Dorgali (Sardegna), nel 1936
da Roma si stabilì a Serracapriola per intraprendere l'attività
di salagione del formaggio pecorino e romano, che ritirava dai
pastori della zona. La caciara dove avveniva la lavorazione e
la stagionatura del prodotto si trovava al giro esterno (zona
Porta Bianchini). Era un'economia fiorente. Ciriaco riusciva a
smerciare 3000 quintali di formaggio all'anno. Vendeva il prodotto
sia al dettaglio che all'ingrosso e riforniva tutti i pizzicagnoli
del posto. Dal produttore al consumatore: tutto si svolgeva nell'ambito
del territorio di Serracapriola e di Chieuti, dove c'era un altro
deposito di formaggi della ditta Mennella. Tutto questo
durò fino al 1974, e quando il mercato dei prodotti pastorizi
diventò meno redditizio il Secci interruppe l'attività.
Il latte veniva venduto porta a porta per il paese. Al rintocco
dell'Ave Maria i crèpère del posto,
(tra gli altri ricordiamo i fratelli Francesco e Domenico Ciancia
e Cesare De Cesare, Ceserucc), si fermavano davanti
alle case delle clienti e mungevano dalla capra, che si portavano
dietro, il quantitativo di latte richiesto.
lntanto l'ampliamento delle colture agricole, già dal 1850,
impose la progressiva sdemanializzazione dei pascoli, specialmente
nella Capitanata. La grande transumanza itinerante volge inesorabilmente
verso forme di allevamento stanziale. I trasferimenti del bestiame
si attuano per ferrovia o con veicoli a motore. Gli stessi pastori
vengono decimati da un'industrializzazione frettolosa che mira
ad ottenere ad ogni costo il massimo della produzione.
Nel territorio di Serracapriola, in circa 20 aziende zootecnlche
a carattere stanziale, prevalgono soltanto ridotti allevamenti
di ovini e caprini, che ammontano, compresi gli allevamenti di
pochi capi, a circa 4000 pecore e a 1000 capre. Fra gli allevatori-proprietari
ne citiamo alcuni. Le famiglie abruzzesi Paesani a Tronco
e Marinelli a S.Agata continuano l'attività della
pastorizia, già avviata dai loro padri negli anni '40.
I figli di Antonio Paesani: Mario, Romolo e Ottavio di
Padula (Teramo), hanno un gregge di 1200 pecore limitando la produzione
alla vendita di latte. carne e lana. Samuele, figlio di
Antonio Marinelli, con il figlio Antonio alleva
600 pecore. I fratelli Emilio e Aldo Marini con il figlio
Rino, alla Posta Pettulli, si prendono cura di 300 pecore,
di cui una metà è di razza francese. Tra queste
un ariete e quattro pecore della Gentile di Puglia sono di Annibale
Mascolo. Un allevamento di circa 300 capre è condotto
in contrada Mezzo Rotolo da Matteo Radatta e figli di S.Marco
in Lamis. Un altro di 350 pecore al "Casone dell'Abate"
dalla famiglia Di Gian Vito-Causarano. Vincenzo Pescatore
e i figli Fortunato e Leonardo posseggono un gregge di
300 capi tra capre e pecore per la produzione di latte e came.
Un altro allevamento di 300 pecore appartiene ad Italo De Sanctis
e figlio. A differenza degli altri allevatori, che hanno capi
meticci, Romano Di Cesare possiede circa 80 capre della
stessa razza, da lui definita "siriana", da quando bambino
faceva il pastorello con il padre Cesare.
La maggior parte del latte prodotto da questi allevamenti viene
venduto al vicino caseificio "Cordisco"
di San Paolo di Civitate. Solo una piccola quantita viene trasformata
artigianalmente in formaggio e ricotta.
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