Lasciato alle spalle Viale Aldo Moro, per raggiungere il Convento dei Cappuccini s'imbocca Viale Italia, già Viale della Rimembranza, alberato nel lontano 1931 per ricordare i Caduti della prima guerra mondiale. All'inizio di questo Viale, su una base molto modesta, c'è una Croce in ferro che invita il visitatore a sostare un tantino e a recitare un'Ave alla Madre celeste "Siste viator non tibi sit grave dicere Mater Ave A. MCMXII". Qui fino a qualche decennio fa i Frati del Convento ricevevano il Rev.mo Ministro Generale dell'Ordine che, secondo il desiderio del Serafico Padre S. Francesco, nel suo sessennio, doveva visitare i nostri luoghi o almeno vedere tutti i Frati. Ora, a sinistra di chi imbocca tale Viale, sorge maestosa un'altra Croce, ricordo della Missione popolare, predicata dai Padri Passionisti nel 1985. Viale Italia sbocca su Piazza P. Pio da Pietrelcina. Questa piazza che occupa il suolo demaniale, si apriva con un'altra Croce, di minori dimensioni, ai cui piedi i Frati del Convento accoglievano il Ministro Provinciale per la visita canonica annuale. Questa Croce è collocata in un angolo del chiostro del convento.
 Piazza P.Pio ebbe una sua prima sommaria sistemazione nel 1950 per iniziativa del P.Michele Mastromarino, giovane sacerdote, che con un cantiere scuola, abbassò il livello del terreno in modo da non scendere più due gradini per accedere al convento e alla chiesa.
 Nel 1954, ricorrendo il primo centenario della definizione del domma dell'Immacolata Concezione (8 dicembre 1854), il P.Lucio di Siro vi eresse la cappellina della Madonna di Lourdes e curò la piantagione dei cedri, offerti dal vivaista Don Ciccio Marrone di Melito di Napoli.
 Per proteggere queste pianticelle dalle mani dei vandali le recinse con ferro spinato, attirandosi le ire del Sindaco pro tempore, Primiano Magnocavallo, che vedeva in questa recinzione una usurpazione del suolo demaniale.
 La cosa finì bonariamente con un abbraccio francescano.
 In seguito la piazza fu completata dal P. Cipriano De Meo con l'erezione del monumento a P.Pio e la recinzione in cemento. Ora che gli alberi hanno 40 anni di vita, la piazza recintata dà l'impressione di una bella cattedrale che ha come volta il cielo e come pareti il verde dei cedri. Qui si svolgono alcune manifestazioni religiose nell'arco dell'anno.
 Nel 1946 P. Ilario da Teano pubblicava un "appunto" su: il Convento e la Chiesa dei Cappuccini.
 Fu fondato nel 1536 dalla Signora Antonicca o Antonia del Balzo, principessa di Molfetta e padrona di Serracapriola. Quest'anima generosa lasciò anche a Molfetta monumenti di fede e di pietà; fu grande appassionata del bello e specialmente delle lettere. A lei dedicò "L'Oronte gigante" Antonino Lessio, poeta Salentino. Il lavoro è uno dei più rari, fra i libri di cavalleria, stampato a Venezia nel 1531.
 La suddetta nobildonna, vedendo un giorno per le strade di Serra i questuanti cappuccini del Convento di Larino, vestiti di rozzo saio, scalzi, con gli occhi bassi, rimase profondamente ammirata della loro pietà, della loro modestia e, ben presto, col permesso di Mons. Sardato, Vescovo di Larino, fece edificare per i Padri Cappuccini il convento di cui parliamo.
 Sul principio era molto piccolo e talmente angusto, che appena sei o sette frati potevano abitarvi, "come se la Religione - diceva la prudentissima e saggia principessa - non fosse stata per moltiplicare i suoi soggetti". Anzi la principessa, vedendo che i frati cavavano nel chiostro una cisterna di piccola capacità, si racconta che dicesse: "Se due o tre volte io verrò a visitare questi buoni frati, i miei cavalli si beveranno tutta l'acqua, ed essi rimarranno senza". Per questo motivo la fece ampliare in buona e conveniente forma. Il convento venne successivamente ampliato, sino a raggiungere il numero di 27 stanze.
 Attualmente il convento ha trenta celle, vari locali sottostanti, un chiostro non molto grande, un discreto cortile con la tradizionale cisterna francescana.
 Degna di menzione è la biblioteca, ricca di 3500 volumi, tra cui non mancano ottime opere scritturistiche, patristiche, storiche, letterarie.
 A proposito di detta biblioteca bisogna tener presente quanto segue:
 Negli anni settanta sorsero nella nostra Provincia religiosa di Foggia le due biblioteche provinciali Foggia-Immacolata, artefice P. Marcello Lepore da Campozillone, e Campobasso-Convento del S. Cuore, artefici P. Emanuele da S.Marco La Catola e P. Alessandro Cristofaro da Ripabottoni.
 Siccome la biblioteca di Serracapriola era quasi in abbandono, e soprattutto per impiantare le duebiblioteche provinciali, i migliori testi furono trasferiti a Campobasso e a Foggia.
 Anche durante il settennale di guardiania del P. Luigi Ciannilli parecchi volumi, per ordine del P. Provinciale P.Mariano di Vito, furono mandati a Foggia, dove il P. Marcello Lepore provvedeva a farli restaurare dai monaci di Noci.
  Durante i lavori di restauro del convento, nel 1998, il P.provinciale, vedendo che i tarli e l'umidità avevano minato quasi tutti i libri, diede ordine tramite l'economo provinciale P. Gerardo Saldutto di caricare tutti i libri della biblioteca e portarli a Campobasso perché il P. Alessandro Cristofaro provvedesse a restaurarli.
  I libri restaurati a Foggia sono ora depositati in uno scaffale con la dicitura (Presi dalla biblioteca di Serracapriola); quelli portati alla biblioteca di Campobasso, non ritorneranno più nella loro sede.
 Provvidenzialmente con i lavori di totale ristrutturazione del convento, nel locale dove un giorno c'era la biblioteca con i suoi 3500 volumi, trasformato oggi in sala di lettura, sorgerà una moderna biblioteca con opere francescane, essendo questo convento diventato Centro Regionale Ofs. e Casa di Accoglienza.
 Il convento di Serracapriola è stato, quasi sempre, sede del S. Noviziato, dello Studio di Teologia. Nel 1926-7 ha ospitato il Collegio Serafico, trasferito in seguito a S. Giovanni Rotondo.
 Per la legge di soppressione degli Ordini Religiosi, emanata da Gioacchino Murat il 7 agosto 1809 fu chiuso nel 1810 e riaperto nel 1817 col ritorno dei Borboni a Napoli.
 Fu chiuso di nuovo nel1867 per una seconda legge di soppressione degli Ordini Religiosi del 7 luglio 1866 e riaperto nel 1880 dal P.Mariano da S.Nicandro Garganico, il quale si recò a Serracapriola a predicare la Quaresima e suscitò tanto fervore nel popolo, che non lo lasciò più partire.
 Nella relazione "Religiosi della provincia di S. Angelo" a cavallo del 1866 troviamo nominato il convento di Serracapriola ed una famiglia di sette sacerdoti ed un fratello laico.
 Pochi mesi più tardi, è confermata l'apertura del convento con una famiglia ritoccata rispetto alla precedente con cinque sacerdoti e quattro fratelli.
 Il visitatore della già provincia di S. Angelo nel mese d'ottobre del 1892, il definitore generale p.Tommaso da Forlì, scrive nella relazione che il convento di Serracapriola era stato comprato dal p.Francesco M. da Gambatesa, ma non dice l'anno.
  Lo veniamo a conoscere dalla nota di trascrizione del contratto di vendita. Si legge in questa trascrizione che la vendita e conseguente compra del convento, dinanzi al notaio Vincenzo Bucci, residente in Foggia, avvenne il 1 ottobre 1886.
  La trascrivo a documentazione:
 Con atto del dì primo ottobre milleottocento ottantasei, rogato dal notaio Vincenzo Bucci residente a Foggia, e registrato a Foggia li 7 0ttobre1886, n° 245 - Lire 216 - Ricevitore Russo, il signor Giuseppe Fuiano di Almerindo, maestro muratore domiciliato a Foggia, con titolo di vendita, ha ceduto ed alienato ai signori Luigi Vocale fu Vincenzo, Michelangelo Monforte di Tommaso, Antonio Frascone fu Giuseppe, Donato Russo Giuseppe, Giovanni Solimena di Raffaele e Giuseppe Marino fu Leonardo, possidenti domiciliati a Foggia, un fabbricato già ad uso del convento dei Cappuccini, ed un piccolo giardino, adiacente al detto convento, cinto di mura, sito nel comune di Serracapriola, consistente questo fabbricato in un pianterreno ed uno superiore; fabbricato e giardino continano a NordEst e NordOvest, con fondi di proprietà privati, ad Est con terreno saldo adiacente al!a Strada Rotabile che da Serracapriola mena a Chieuti; riportato il fabbricato all'articolo 164 delCatasto n°.1° con l'imponibile di Lire 112,50, ed il giardino all'artico!o 1493 del Catasto Rustico, sezione X, n° 411, con la rendita imponibile di Lire I9,46.

Notar Vincenzo Bucci

 Il convento di Serracapriola riprende a fine secolo e ad inizio 900 la sua funzione di luogo di formazione, che era stata una sua prerogativa preminente anche nel passato.
 Durante l'assenza dei frati, divenne una casa colonica. Le sue porte erano spalancate a tutti i pastori dell'Abruzzo che, con grandi schiere di armenti, vi entravano di notte e di giorno. Che dire poi della Chiesa? Senza vigilanza in breve tempo divenne brutta, lurida, desolata: il culto venne a mancare e,solo di anto in tanto, celebrava all'altare della Madonna il pio Sacerdote D. Francesco Finizio. (Queste notizie le abbiamo apprese dalla Signora Raffaella Di Marzio, novantenne e dal Signor De Tollis Giulio di anni 85).
 Come è costume (tra noi Cappuccini) ogni Superiore del convento ha fatto sì, nel corso dei secoli, che la casa non deperisse, rendendola sempre più accogliente pur rispettando lo spirito dell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini.
 Tra le modifiche apportate in questo convento nel corso dei secoli, c'è stato l'ampliamento del convento per ricavarne nuove camerette per i novizi o studenti in numero crescente. Così a nord del convento, che terminava col corridoio, fu costruito un nuovo muro maestro che ha dato la possibilità di ricavarne altre sette celle. Questo ampliamento avvenne alla fine del settecento e la costruzione è tutta in mattone a faccia-vista.
 Nella ristrutturazione di questi giorni 1999, a piano terra, una volta stalla e deposito, oggi ha sede la Gi.fra; mentre nelle sette cellette hanno trovato sistemazione-ricordo la camera di P.Pio da Pietrelcina, di P.Matteo d'Agnone, e di P. Raffaele da S. Elia a Pianisi.
 Nel 1893, per volontà del Superiore P. Francesco Maria da Savignano, fu costruita a nord l'ala che comprende la cantina, la loggia e la biblioteca.
 Nel 1926, il P. Francesco da S. Giovanni Rotondo provvide a pavimentare la chiesa, la dotò delle due statue, di S. Francesco e di S. Antonio e curò l'impianto dell'illuminazione elettrica.
 Nel 1928 il P. Evangelista da S. Marco in Lamis pavimentò i corridoi del Convento, mentre il P. Leonardo d'Ascoli Satriano realizzò l'impianto idrico collegato all'acquedotto pugliese.
  Nel 1936, subentrato al P. Leonardo, P. Placido da S.Marco in Lamis, superiore della casa, provvide, durante il suo triennio, a sostituire con la pietra la scalinata in legno che dalla sacrestia porta al piano superiore e fece dipingere dal Prof. Pinati, il Crocifisso con S.Francesco col panorama dell'entrata in chiesa e del piazzale così come era in quel tempo.
  Durante gli anni tristi della Seconda Guerra Mondiale1941-44, il convento dei Cappuccini ospitò dapprima i Tedeschi, poi gli Inglesi. Non negando serafica ospitalità agli uni e agli altri, i figli di S.Francesco, si trasformarono anche in pietosi "samaritani" durante le varie vicende del conflitto.
 Dal 26 settembre al 1 ottobre1943 i tedeschi formarono una infermeria nella sala del terz'ordine. Essi non diedero fastidio ai religiosi e la ragione si deve ricercare nel fatto che due capitani medici tutti i giorni mangiavano alla mensa francescana e anche perché i frati ebbero grande cura dei loro feriti.
 Verso le ore 14.30 legali del 26 settembre 1943, comparvero nel cielo di Serracapriola vari areoplani inglesi, i quali in un attimo piombarono nella zona, in prossimità del macello dove i tedeschi stavano accampati. Aprirono su di essi un intenso fuoco, gettarono sugli automezzi e sulle tende molti spezzoni incendiarii. Cessato il fuoco, i religiosi corsero sul luogo della battaglia e vi trovarono otto feriti gravissimi che furono portati in convento, dove ricevettero dagli stessi frati le prime cure.
 Chi scrive, si recò a Serracapriola a chiamare i medici, i quali subito corsero accanto ai feriti che facevano risuonare il convento di grida disperate. I sanitari furono i Dottori Virgilio Gatta, Antonio Mastrangelo, Alessandro Marinelli: costoro, anime generose, ottimi italiani, dimenticando dei tedeschi le ingiustizie, gli atti di prepotenza, i furti, curarono i loro feriti con sentimenti d iprofonda pietà.
 Il comandante tedesco lodò per scritto la carità dei francescani e le amorose cure che i medici ebbero per i loro feriti.
 ll primo ottobre i tedeschi, seminando dovunque rovine, si allontanarono da Serracapriola, e nel pomeriggio, tra suoni di campane, fra grida di gioia, fra applausi del popolo, arrivarono le truppe inglesi le quali, dopo tre giorni, requisirono 15 camere del convento che abitarono sino al primo maggio1945.
  Non si può negare che il loro portamento fu signorile; più volte, in quei tempi di miseria, portarono nella cucina dei frati varie provviste. Un giorno il governatore di Serracapriola, Corrigan di Chicago con vari ufficiali, accompagnati dal Commissario comunale, Rag.Domenico Ricci, pranzarono alla mensa francescana e, in tale occasione, lo stesso governatore rivolse ai religiosi parole di viva simpatia. È bene ricordare ancora che nei giorni della dolorosa e disastrosa ritirata dell'esercito italiano il convento di Serracapriola ospitò centinaia e centinaia di soldati che, avviliti, cercavano di raggiungere le famiglie lontane. Molti di loro ammalati, bisognosi, trovarono nel sacro chiostro una minestra e un pane e mai come allora si verificarono le parole di F.Galdino del grande Manzoni: "...noi siamo come il mare, che riceve l'acqua da tutte le parti e la torna a distribuire a tutti i fiumi...".
 Fu proprio in questo triste periodo di distruzione e di morte che il Superiore del convento, P.Ilario da Teano, proveniente da Roma, dove per lunghi anni aveva ammirato i capolavori della Città Etema e diretto la rivista "II Massaia", volle dare nuovo lustro alla chiesetta dei Cappuccini. Formato un comitato, girò per le case raccogliendo fondi per dare inizio ai lavori. Fu rimosso il vecchio e logoro altare maggiore e sostituito con uno di marmo. Questo era destinato alla cattedrale di Addis Abeba, ma non più spedito a causa della guerra; è dello scultore Gennaro Limatola di Foria. È stato collocato nella chiesetta del convento nel 1941.
 Gli affreschi parietali, non tenendo conto di alcun vincolo geometrico, si stendono liberamente fra gli archi disuguali delle pareti e i peducci delle volte, per eludere la disuguaglianza spaziale della costruzione.
  Per il complesso pittorico l'artista Prof.Amedeo Trevisonno di Campobasso ha scelto lo stile rinascimentale. I soggetti degli affreschi sono vari e tutti originali: a sinistra tra gli archi a volte, si snoda liberamente il fioretto di San Francesco d'Assisi che ammansisce il lupo di Gubbio; a destra Sant'Antonio da Padova che predica ai pesci. Nella volta vi è dipinto il miracolo delle stimmate di san Francesco; nel presbiterio, a sinistra vi è l'Annunziazione e a destra il ricordo storico del turco spregiatore di immagini sacre. Ma lasciamo la parola allo stesso Prof.Amedeo Trivisonno, il quale così scrisse della sua opera nella cronistoria del convento di Serracapriola.