La Chiesa è costruita a tre navate, di cui quella di mezzo è più vasta: in fondo a questa vi è l'altare maggiore, dietro ad esso il coro e in alto il quadro della Madonna. Ai tempi di Monsignor Tria nella Cappella laterale di destra vi era una Confraternita di Ecclesiastici e secolari, che vestivano un sacco di telabianca e mozzetta verde. Gli altari prima erano padronali: quello di S. Antonio apparteneva alla famiglia Del Giglio, e poi ai fratelli De Cicco, che avevano il titolo di Conti. L'altare della Presentazione di M.V. apparteneva alla famiglia Rota; quello di S. Lorenzo ai De Muziis, discendenti della famiglia Masciaria; quello di S. Pietro in Vincolis prima alla famiglia Piccoli, poi ai Gentile; quello di S. Carlo Borromeo fu dei Papecchia e poi di Ferulano che fu anche Arciprete della Chiesa.
  Veramente i quadri che vi sono valgono ben poco come opere d'arte: l'unico discreto e che forse potrebbe essere di autore è quello di S. Carlo e S. Filippo. Molto meno poi valgono le diverse statue, specialmente quelle che la malintesa devozione di alcuni va regalando al tempio, che certo né si arricchisce né si abbellisce in tale modo.
  Dentro il Coro è seppellito Monsignor Giovanni Battista Quaranta Vescovo di Larino, qui morto il 2' settembre 1685. Vi era anche Monsignor Geronimo Velo di Vicenza pure Vescovo di Larino, e di cui nel registro dei defunti che va dal 1600 al 1643 - il più antico dell'archivio parrocchiale si legge che morì nel 21 novembre 1611 "e il suo corpo fu efferato nella Chiesa di S. Maria e poi fu trasferito alla sepoltura della Chiesa Cattedrale di Larino". In memoria dei due Vescovi qui sepolti erano appesi sotto la volta della navata sinistra due cappelli da Monsignore, e vi stettero sino a pochi anni or sono quando essendosi ripulita ed imbiancata la Chiesa, furono tolti e bruciati. Nel popolo si diceva e si dice ancora che qualora la Chiesa potesse arricchirsi di un altro cappello, cioè se qui fosse morto un altro Monsignore, Serracapriola per diritto sarebbe divenuta sede di un Vescovado.
  Sotto l'altare maggiore si conservano le ossa di S. Fortunato Martire che furono donate al Clero e al popolo di Serra da Cesare d'Avalos d'Aragona, Marchese di Vasto, come si rileva da lettere autentiche conservate nell'archivio capitolare.
  Per chi possa avervi interesse, riporto da Tria che dentro il pilastro dell'arco grande, da parte dell'Epistola, vi era un'altra cassa di cristallo, in cui si conservavano reliquie di molti Santi ed anche un osso di S. Felicissimo Martire.
  I cadaveri erano seppelliti nella Chiesa e molti se ne sono trovati quando nel 1910 si è rifatto il pavimento in marmo, a cura e spese dei fedeli e del Clero, come si legge nell'epigrafe fatta apporre a piè di una colonna:

Pavimentum Hoc Marmoreum
Auspice Pasquale Iammarino Archipresbytero
Ecclesia Populusque Clero Adiuvante
Fecerunt MCMX