Vino spillato da botte vuota
  Mentre si fabbricava il convento, venne a mancare il vino agli operai ed anche ai frati, per la vendemmia molto scarsa dell'annata.
 Si pose Padre Matteo due fiaschi sopra le spalle e confidando vivamente nella bontà del Signore, andò alla casa di Vincenzo Cellino, persona facoltosa, e benefattore dei frati, e ne addimandò con grande umiltà ed affetto un fiasco per elemosina alla moglie di lui.
 La donna, che prima l'aveva negato al frate cercatore, commossa dalla presenza di Padre Matteo, gli rispose "Padre, sebbene la botte grande sia del tutto vuota, non mancherò di soddisfarla, con dargliene da un botticino, che riserbo per la bocca di mio marito".
 La ringraziò il servo di Cristo affettuosamente e discese con essa lei ed altri di casa nella cantina, fece un segno di croce sopra la botte vuota e poi subito fece sturare la cannella. Miracolo "veramente insigne" della divina provvidenza, operato in virtù della fiducia e dei meriti dell'uomo di Dio: "uscì incontanente il vino in tanta gran copia, che se ne riempirono ambedue i fiaschi, ne fu dato ancora per elemosina ai Padri Osservanti, e durò un mese incirca per uso della famiglia e dei frati".
 Il che divulgandosi per la Terra, accrebbe grandemente nel popolo la divozione verso dei poveri Cappuccini (o.c.,n.82).

 

Botticello inesauribile e trocco traboccante
 Andato Padre Matteo un giorno a casa della signora Livia Sottile, devotissima del nostro Ordine e madre di due figlioli sacerdoti cappuccini, fu da lei ricevuto con dimostrazione di molta riverenza. E poiché questa signora sapeva della moltiplicazione del vino nella botte del Cellino, dopo d'aver discorso per qualche tempo con lui di cose spirituali, lo pregò "istantemente a benedirle un botticello di tre some", l'unico e solo rimasto nella cantina. L'umile religioso si mostrò renitente a compiacerla, ma alla fine, "vinto dalle di lei importune preghiere", benedisse il botticello. Questa benedizione fu così "fruttuosa" che bastò quel vino un anno intero per tutta la famiglia; ed inoltre la divota signora ne regalava ogni giomo a fra Matteo un fiaschetto; ne dava ancora ad altri religiosi ed a molti infermi, i quali ne mandavano a pigliare, non tanto perché ne avessero bisogno, quanto per divozione, "sperando che col beverne, si sarebbero risanati".
 Avendo questa matrona sperimentato l'efficacia delle orazioni di padre Matteo e la grazia concessa da Dio alle di lui benedizioni, lo supplicò un'altra volta a benedirle "il trocco, ch'è un vaso in modo di pila, in cui le persone più comode, conservano l'olio".
 Il servo di Cristo, compiacendola, vi fece sopra il segno della croce con una breve elevazione di mente a Dio e subito partì. Donna Livia si accorse che l'olio quasi bollendo si rovesciava per la bocca del vaso, "perloché si fece portare da una sua figliuola una pignatta, la quale si riempì anch'essa; né cessando perciò la crescenza del licore, né cavò un altro vaso, dopo il che mancato il bollore restò pieno il trocco non senza gran meraviglia di tutti quelli della famiglia, che furono testimoni di vista d'un prodigio così ammirabile".
  Un'altra volta la stessa signora Livia, che mandò a chiamare Padre Matteo, dopo d'aver conferito con lui quel tanto che occorreva, lo condusse in un orticello contiguo alla casa e gli fece vedere che "le erbe per la gran siccità della stagione, essendo molto tempo che non pioveva, si erano da poco meno che inaridite; onde il pregò a benedirle, affinché del tutto non si seccassero". Padre Matteo accontentò la signora Livia e, fattovi sopra il segno della croce, "tutti gli erbaggi che la sera avanti erano quasi adusti, si videro la mattina seguente come se fossero stati copiosamente adacquati".
 A vista di tanto prodigio,la divota donna piangendo per tenerezza, non poteva saziarsi di lodare le meraviglie operate da Dio per le preghiere e meriti del suo servo Padre Matteo (o.c., nn.83, 84).

continua