Durante l'ultima guerra mondiale, dal 26 settembre 1943 al 1 ottobre i tedeschi formarono una infermeria nella sala del terz'ordine. In realtà essi non diedero fastidio ai religiosi, e la ragione si deve cercare nel fatto che due capitani medici tutti i giorni mangiavano alla mensa francescana e anche perchè i frati ebbero grande cura dei loro feriti.
 Verso le ore 14 e 30 legali del 26 settembre 1943, comparvero nel cielo di Serracapriola varii areoplani inglesi, i quali in un attimo piombarono nella zona dove i tedeschi stavano accampati e cioè sotto al macello, e aprirono su di essi un intenso fuoco, gittarono su gli automezzi, sulle tende molti spezzoni incendiarii. Cessato il fuoco i religiosi corsero sul luogo della battaglia e vi trovarono otto feriti gravissimi, che furono portati in convento, dove ebbero dai frati le prime cure. Chi Scrive, su di una macchina tedesca si recò a Serracapriola a chiamare i medici, i quali subito corsero accanto ai feriti che facevano risuonare il convento di grida disperate. I sanitari furono Dottor Virgilio Gatta, Antonio Mastrangelo, Alessandro Marinelli: costoro, anime generose, ottimi italiani, dimenticando dei tedeschi le ingiustizie, gli atti di prepotenza, i furti, curarono i loro feriti con sentimenti di profonda pietà.
 Il comandante tedesco lodò in iscritto la carità dei francescani e le amorose cure dei medici che ebbero per i loro feriti.
 Il primo ottobre i tedeschi, seminando dovunque rovine si allontanarono da Serracariola, e nel pomeriggio, tra suoni di campane, fra grida di gioia, fra applausi del popolo, vi giunsero le truppe inglesi, le quali dopo tre giorni requisirono 15 camere del convento che abitarono sino al primo maggio 1945.
 Non si può negare che il loro portamento fu signorile: più volte, in quei tempi di miseria portarono nella cucina dei frati varie provvidenze. Un giorno il governatore di Serarracapriola Corrigan di Chicago con varii ufficiali, accompagnati dal Commissario comunale, Rag. Domenico Ricci, pranzarono alla mensa francescana, e in tale occasione il governatore rivolse ai religiosi parole di viva simpatia. E' bene ricordare ancora che nei giorni della dolorosa, disastrosa ritirata dell'esercito italiano il convento di Serracapriola ospitò centinaia e centinaia di soldati che avviliti cercavano di raggiungere le famiglie lontane, e molti di loro, ammaIati, bisognosi, trovarono nel sacro chiostro una minestra e un pane; e mai come allora si verificarono le parole di F. GaIdino del grande Manzoni: ...noi siamo come il mare, che riceve l'acqua da tutte le parti e la torna a distribuire a tutti i fiumi...