Dedicata a Sant'Agata martire, l'abbazia è situata al margine nord-est del territorio serrano.
 ln Sant'Agata era attivo un allevamento zootecnico che, dopo la cerealicoltura, era il secondo cespite delle entrate dell'abbazia. Prevalente era l'allevamento ovino; seguiva quello bovino (bufali}, poi quello dei maiali, delle giumente, la cui razza era stimata per una delle più famose di quelle parti e, infine, quello delle api che davano miele. I monaci dal canto loro, sfruttando la Glycyrrhiza Glabra, che abbondava nel "Parco dei Quaranta" distillavano un prezioso liquore... A Sant'Agata, oltre la chiesa, sorgevano una grande masseria e molte case per massari e lavoranti... L'abbazia era gestita secondo il tipo dell'azienda latifondistica, con un responsabile...,un gruppo dirigenziale,...alcune categorie di lavoratori..., e infine, una massa bracciantile per i lavori del quotidiano. Ad essi si aggiungevano fornai, fabbri, cuoiai e calzolai, che abitavano all'interno dell'edificio centrale.
  L'assieme rendeva l'intero complesso autonomo e...basato com'era su una tenuta di nove miglia per tre, lo rendeva poco vulnerabile dalle carestie e dall'altalena dei prezzi del mercato. (Stanislao Ricci)
 Le cose che restano dell'abbazia di Sant'Agata, oggi poco più di un rudere, sono la statua di cartapesta che si venerava nella chiesa omonima e un quadro a olio su tela, deteriorato, raffigurante il martirio subito dalla santa siciliana; oltre le foto d'epoca degli ultimi abitanti della contrada, scattate negli anni trenta.

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 La contrada sant'Agata era abitata fino agli anni cinquanta da Camillo de Luca e famiglia, fattore delle tenute e persona di fiducia del principe Saluzzi di Napoli, cugino del Re di casa Savoia, da una maestra elementare, da due guardiani e da pastori.