La Chiesa cattolica ha sempre difeso il culto delle immagini: supporti della Parola per l'uomo. "La religiosità popolare - sottolinea Giovanni Paolo II - ha uno stretto legame con la fede ed esprime l'incontro della fede con la cultura di un popolo".
  Da secoli, la statua lignea policroma raffigurante Maria SS. Incoronata si venera nella chiesa di San Mercurio Martire. Nel 1972 l'ebanista Emanuele De Silnone nel rifare ex novo il piano marcito della pedana d'appoggio della statua scoprì sul vecchio legno (a detta del falegname) la scritta a inchiostro "Dono della famiglia de Santis", due date e altre diciture in latino. Poi coprì con stucco la testimonianza storica senza preoccuparsi di farla decifrare.
 Affinché i serrani possano ancora per tanto tempo presentare a Lei i loro desideri, a Lei confidare le loro pene, in Lei vedere la creatura più bella, il nostro parroco, don Amedeo Cristino, ha deciso, insieme con il comitato-feste, di far restaurare la statua. L'incarico è stato dato al pittore prof. Raffaele D'Amico, esperto restauratore di statue e dipinti.
 "Il manufatto di autore ignoto, forse del 1700, è costituito da più parti di legno, assemblati mediante collante animale e chiodi piramidali forgiati a mano. Sono presenti - dice il professor D'Amico - speciallnente sulla testa e sui capelli, numerosi fori prodotti da insetti xilofagi (tarli).
 Nel 1800 la statua è stata rimaneggiata completamente sullo stesso schema originale. I posticci occhi di vetro sono stati adattati grossolanamente e sembrano uscire dalle orbite. Questa sproporzione si nota ancora di più sui visi degli angioletti dove gli occhi fuori misura alterano le esprcssioni. Probabilmente all'origine gli occhi furono scolpiti nel legno insieme con il viso, come avvenne per le altre statue lignee che restano nella Chiesa di San Mercurio. Anche l'incarnato dell'Incoronata e degli angioletti è ottocentesco, ridipinto sulla fattura precedente. Dalla mia analisi - continua il restauratore - risulta cambiato il colore delle vesti e del fazzoletto sulle spalle, mentre traspare dalle velature di lacche il sottostante colore argenteo settecentesco. Successivamente, nel 1900 venne deteriorata con sovrapposizioni di vernice coprente, maggiormente sul tronco e sul fogliame della quercia.
 Ora bisogna asportare con estrema prudenza, per non andare oltre lo strato voluto, questa vernice e arrivare alla policromia ottocentesca. L'ideale sarebbe di riportarla alla fattura di prima mano. Ma non si può cancellare un secolo di storia, anche se fatto di grossolani errori. Tra l'altro Io vietano le nuove norme dettate dalla Sovraintendenza alle Belle Arti, poiché, dovendo la statua restare oggetto di culto, le sue qualità artistiche passano in second'ordine. Soltanto se l'opera venisse sconsacrata per poter entrare in un museo, allora potrebbe essere riportata allo stato originale e quindi diventare solo oggetto d'arte." Conclude il prof. Raffaele D'Amico.
 La statua di Maria SS. Incoronata, guarita dai tarli, ripulita dalle violenze subite, fresca nel suo consueto portamento di assoluta compostezza, con i suoi due angioletti ai lati che sostengono la corona, simbolo della sua regalità celeste, ritotnerà tra i suoi fedeli nell'agosto del 1996.