(tratto dalla tesi di laurea "Il feudo di Serracapriola e il suo Castello nell'età moderna" di Sabrina Di Paola, discussa nell'anno accademico 2004-2005 presso la Facoltà di Lettere dell'Università di Bari e premiata alla Quarta edizione del Premio Capitanata per la ricerca storica).
    
     Nel 1742, quando i Maresca diventarono feudatari del borgo, le armi della loro casata furono apposte sia sugli stemmi dei portali, sia attraverso alcuni fregi in marmo che probabilmente decoravano la zona terminale delle torri. Attualmente sono visibili frammenti superstiti nella torre di nord-est.
     Gli interventi dovuti ai duchi Maresca riguardano essenzialmente l'organizzazione del piano nobile e gli ampliamenti relativi allo stallone che risalgono al 1755, anno in cui si dichiarano i ripari e i risarcimenti che il Duca D. Nicola Maresca doveva affrontare per collocare il Reggimento di Cavalleria del Re. Nel documento si menzionano gli ambienti che costituivano lo stabile e le relative funzioni d'uso: al piano terra una "mangiatoia", e uno "stallone" per i cavalli della Compagnia, al primo piano le 10 stanze per il Quartiere.
     Lo scalone d'ingresso, restaurato dal duca Antonino negli anni '80, si apre su lato est della corte e consente l'accesso al primo piano e precisamente in un ambiente rettangolare voltato a botte e pavimentato in cotto con piastrelle originarie, disposte in diagonale.
     Attraverso un corridoio corto e stretto, coperto a botte, si accede ad un ampia sala a pianta mistilinea con camino, elemento originario del XV secolo, rispetto al quale è frontalmente dislocata un'alta finestra rettangolare. Questa sala, pavimentata in cotto, è definita la "Sala delle armi" ed originariamente era un tutt'uno con lo studio del proprietario, rispetto al quale oggi fa da anticamera. Superando due gradini, posti a sinistra del camino, la sala si apre ad altri locali ospitanti cucina e sala da pranzo, ripavimentata di recente in cotto.
     Lo studio è coperto a botte e ha un camino pavimentato con lo stesso materiale del vano che lo precede (. 77-78). E' situato perpendicolarmente alle ali est e sud, facendo da punto di smistamento distributivo verso la zona notte costituita dalla camera da letto padronale, ospitata nella torre d'angolo e dalla camera degli ospiti con il bagno incastrato tra le due (fig. 79).
     Dallo studio, proseguendo lungo l'ala sud in direzione ovest, si raggiunge la "Sala del Trono" attraverso due grandi ambienti rettangolari intercomunicanti, pavimentati in cotto con mattonelle disposte in diagonale, con volte a padiglione nervate. La prima sala è illuminata da due finestre rettangolari diametralmente opposte; la sua destinazione attualmente è quella di Sala da pranzo. La seconda, invece, è illuminata dalla finestra sul cortile poiché quella sulla strada è stata murata per far posto ad un altare ligneo ad armadio (fig. 83).
     All'intersezione delle ali S-0 è collocata la "Sala del Trono". La copertura di questo ambiente è suddivisa in due porzioni di cui quello ad ovest accoglie un baldacchino poggiante su quattro colonne, due delle quali a pieno fusto su plinto e due inglobate nella parete di fondo a formare lesene a pianta semicircolare (. 79-81). Questo spazio è coperto da una volta a padiglione ottagonale (. 82-84), mentre i due comparti adiacenti il baldacchino hanno volte a padiglione a pianta rettangolare (fig. 85).
     La sala è pavimentata in cotto con mattonelle disposte diagonalmente rispetto ai lati della pianta ed è illuminata da quattro aperture: due finestre, di cui una sul cortile e l'altra sulla piazza retrostante (in corrispondenza delle quali sono poste due stufe); le altre due porte finestre consentono l'accesso al balcone che si affaccia sul fossato (versante ovest).
     Da questa sala si può accedere, in corrispondenza dello spigolo esterno della pianta del Castello, allo spazio mistilineo ricavato nella torre di sud-ovest, incamiciata nel prolungamento dell'ala ovest, ospitante anche due accessi di cui uno dipendente dalla sala del trono.
     Ai due lati del baldacchino sono simmetricamente disposte due aperture che conducono in due studioli di cui solo uno, quello in direzione,del cortile, prosegue nell'ambiente successivo. Quest'ultimo presenta una pianta quasi quadrata con volte a padiglione e pavimentazione con mattonelle di ceramica e fa da collegamento con un'ampia sala coperta a botte, pavimentata in ceramica, adibita a sala di lettura biblioteca, anche se attualmente appare in uno stato di abbandono.
     La sala-biblioteca permette di accedere allo spazio circolare della torre N-0, mentre sulla destra immette su altri due locali a pianta rettangolare intercomunicanti che occupano interamente l'ala nord del castello: il primo contiguo al balcone aggettante sul fossato con la finestra che si affaccia sul cortile, l'altro è illuminato da due finestre opposte.
     Salendo dal piano nobile al successivo, si accede attraverso una rampa di sei scalini dalla sala trapezoidale alla torre di nord-est. Da questo punto si aprono una successione di stanze disposte lungo l'ala nord del castello e terminanti nella torre di nord-ovest. Le prime due a pianta rettangolare e voltate a crociera, sono illuminate da finestre che si affacciano su Piazza Castello.
     L'ultimo salone rettangolare, coperto con struttura a capriate, dà nella torre ed è illuminato da tre finestre .
     Dalla scala di accesso al terzo piano, tramite un'apertura di sessantotto centimetri circa di larghezza, si arriva in un ambiente trapezoidale di dimensioni identiche a quelle del livello inferiore con copertura a capriate lignee. Anche qui l'illuminazione è affidata a due piccole finestre che danno rispettivamente sul cortile e sulla piazza antistante. Dalla sala trapezoidale tramite un gradino, si accede ad un'unica sala a pianta rettangolare con struttura di copertura a capriate lignee, illuminata solo da due finestre aperte sul cortile.
     Durante ii sopralluogo non è stato possibile accedere a questi livelli a causa delle lesioni che l'edificio ha riportato in seguito alle scosse telluriche del 2002. Tuttavia, dal duca Antonino abbiamo appreso che questi piani, un tempo adibiti alle prigioni, sono attualmente disabitati.
     Nel corso dell'ultimo secolo i vani vuoti del piano terra delle torri angolari sono stati variamente utilizzati: l'ambiente circolare unico a livello del fossato della torre sud-ovest è collegato ad esso tramite una bassa apertura ad arco protetta da una grata mobile in metallo; in quella di nord-ovest è stato ricavato l'appartamento del custode; nella torre di sud-est il vano circolare unico, adibito a circolo anziani, è stato collegato alla piazza antistante attraverso due accessi sopraelevati di tre gradini, rispetto al livello stradale. Infine, il piano terra della torre di nord-est ha accolto un bar-pizzeria con cucina annessa, accessibile dall'esterno.
     Questa dimora fu abitata molto tardi dai diversi esponenti della famiglia Maresca, per gli incarichi di corte che li portarono lontani dal loro feudo e nel panorama delle dimore di loro proprietà, il Castello-Palazzo di Serracapriola è stata quella che i proprietari hanno mantenuto quando i cambiamenti storici e sociali li costrinsero a mettere in vendita le altre abitazioni.
     Il piano nobile del Palazzo di Serracapriola ripropone la pavimentazione in cotto tipica delle dimore napoletane e presenta decorazioni ad affresco non solo nei vani che corrispondono ai luoghi della rappresentanza, la Sala d'ingresso e quella del Trono, in cui predomina ii gusto neoclassico sia nell'organizzazione dello spazio, sia nei motivi vegetali che ricorrono negli affreschi della volta, ma anche nei luoghi adibiti ad uso privato, come nello studiolo, nella cornice superiore dell'altare ad armadio e sulla volta a cupola della camere da letto nella torre di sud-ovest.
     In quest'ultimo ambiente la cupola è stata affrescata con finte architetture prospettiche, un modello che nella capitale del Regno si era diffusa già nel tardo Seicento. Questo gusto di ricoprire con finte architetture, colonnati, loggiati, archi e balaustre, si cominciò a diffondere in provincia, già attorno al 1717; ne costituisce un interessante esempio la decorazione nella Cattedrale di San Severo che conferma la diffusione in Capitanata di questa nuova "tendenza" artistica.
     Il concetto barocco della dilatazione dello spazio verso l'infinito, partito dai "teatri" ecclesiastici, stava mutando d'abito, per adattarsi alle scene profane e cominciava ad entrare anche nelle dimore private.
     La volta di Serracapriola sembra dilatare il perimetro del soffitto, per immettersi oltre il reale, in un contiguo spazio illusorio, senza che si oppongano ostacoli.
     Non è possibile definire con certezza il periodo a cui risale l'affresco, ma se prima del 1717, la cappella del piano nobile fu realizzata in corrispondenza della finestra murata dell'ala sud, è ipotizzabile che questa sala circolare in una delle torre d'angolo, potesse assolvere a questa funzione e, solo in secondo momento, fu probabilmente adibita a camera da letto.
     Questo tipo di affresco che ritorna nella decorazione superiore dell'altare ad armadio del Castello, presenta analogie con gli affreschi di altri due palazzi di Puglia: Palazzo Broquier a Trani e Palazzo Manes a Bisceglie, nei quali al di là delle finte architetture si squadernano ulteriori molteplici architetture.
     Entrambi questi cicli pittorici, sono probabilmente attribuibili all'opera di Filippo Pascale, il pittore che nel 1767 dipingeva la volta del Salone del Palazzo di Troiano Spinelli; la stretta analogia degli affreschi di Serracapriola con questi e la loro datazione, attribuirebbero la committenza ai Maresca. Probabilmente essi ammirarono questo tipo di decorazioni di interni nella capitale e solo successivamente affrescarono questa sala del piano nobile nel Palazzo di provincia.
     Se questa ipotesi fosse valida, sarebbe originale la destinazione della decorazione non commissionata per la Sala del Trono - Salone, come nei Palazzi di Trani e Bisceglie, ma per una sala adibita ad uso privato.
     Quando la vita di corte giunse al tramonto e il tempo sottrasse al patrimonio di famiglia le sontuose abitazioni di cui la famiglia disponeva in Russia, a Sorrento e a Napoli, nel Castello-Palazzo di Serracapriola confluirono parte degli oggetti e dell'arredamento di quelle sontuose dimore, il ricordo di un glorioso passato vissuto tra Napoli e l'Europa.