Sì, Sì – No, No / PALAZZO VINCENZO DE LUCA a cura di Giuseppe Gentile
Nel 1834, epoca in cui scrive Fraccacreta, vi erano nel Borgo otto vie ad oriente e sette vie ad occidente. Qui, di fronte al castello, vi era un grande spazio, chiamato Orto Angelicchio, precluso alle costruzioni per volontà del Duca che ne avvaleva diritti.

Soltanto nel 1869, quando il Consiglio riuscì a spuntarla, sorse su quel terreno il palazzo di Vincenzo de Luca (ricco proprietario terriero e sindaco di Serracapriola dal 1873 al 1875) che vi andò ad abitare con la moglie Rosina Finizio. In questa palazzina elegante, costituita da un pianterreno, da un primo piano e da una mansarda culminante con una torretta, la famiglia de Luca festeggiò la nascita dei propri figli: il 20 agosto 1869 Benedetto (1869-1939), futuro giornalista di successo; il 10 gennaio 1872 Clorinda E. cgt nel 1888 con Domenico Salciti, ufficiale postale; il 24 novembre 1873 Ersilia cgt nel 1900 con Tobia Gatta; il 5 agosto 1875 Alessandro cgt nel 1903 con Antonietta Facciolli; il 6 luglio 1880 Giuseppa cgt nel 1911 con Francesco Centuori.
Alessandro de Luca e Giuseppe Finizio fu Michele, cgt nel 1907 con Rosalbina Finizio, commerciavano i cereali in società al civico 2 del palazzo in corso Garibaldi. Siccome erano inseparabili sia nella vita che nell’attività commerciale venivano chiamati “i santi medici (i sànde médece)”.
Nel periodo fascista il palazzo fu ristrutturato con una sopraelevazione, voluta da Gabriele Casalino, per realizzare, annullando gli spioventi eleganti del tetto della mansarda, un secondo piano abitabile a tutti gli effetti. L’immobile perse così la sua identità di palazzotto ottocentesco come da progetto originario.
Nel tempo, secondo le vicende naturali della vita, altre famiglie acquistarono gli appartamenti del palazzo: al secondo piano, l’albergatore Cibelli e il commerciante di cereali Michele D’Amelio, il cui appartamento fu acquistato negli anni ’60 dal segretario comunale Pasquale Cafiero; al primo piano, il sacerdote don Adamo d’Adamo ed il farmacista Lorenzo Castriota, che trasferì la farmacia da via XX Settembre 14, al civico 6 del palazzo, ereditata dalla figlia Caterina e poi acquistata dal dott. Matteo Risoldi, oggi sartoria e pelletteria di Michele D’Alonzo; al civico 2 commerciavano i cereali i soci A. de Luca & G. Finizio, poi il locale fu acquistato da Casimiro Del Bosforo. Fu adibito a salone dai parrucchieri Giuseppe Candini e Antonio Argentino, poi diventò sede del Banco di Napoli, oggi farmacia dei dottori Paolo e Lorenza Risoldi fu Matteo.
Il palazzo a tutt’oggi fino al primo piano è rimasto come era all’origine, con la facciata del pianterreno rivestita di pietra d’Apricena. Il portone d’ingresso in legno, civico 4, conserva la fattura originaria come l’androne, con la volta ellittica, tinteggiato di bianco e lastricato di basole bianche (biènchine). Il portale è in pietra di Apricena con l’architrave a tutto sesto e lo stemma di famiglia in chiave d’arco.