La lettura dei dati del referendum sulla legge 40 in provincia di Foggia e nell'intera Italia, secondo il diacono Francesco Armenti

La provincia di Foggia ha fortemente contribuito a far raggiungere il famoso 74,9% degli astensionisti al referendum sulla legge 40. Un dato che se letto frettolosamente potrebbe, come del resto è avvenuto subito dopo il fallimento del referendum, condurre a conclusioni affrettate, a interpretazioni storico-politiche fuorvianti. Non mi addentrerò in discussioni che non mi competono, che rifiuto anche ideologicamente e politicamente. Tenterò semplicemente di riflettere guardando al futuro.

Cosa significa la grande percentuale di astensione, (se non erro una della più alte della Penisola) nella nostra provincia? A leggere i giornali e ad ascoltare le opinioni diffuse sembra che siamo tutti cristiani e cattolici e, quindi, obbedienti ai vescovi e a Ruini. Qualche altro ci ha visti ossequiosi e rispettosi alle indicazioni di alcuni partiti. Sarà pur vero che siamo cristiani e cattolici (il modo non lo discutiamo) ma per quanto riguarda l'obbedienza ho dei dubbi... Sarà pur vero che la partecipazione democratica è in crisi anche da noi, che il mare è più attraente di una cabina elettorale... ma credo che i motivi siano stati altri. Nella nostra terra, alcuni valori tengono ancora nonostante tentennamenti che a lungo andare sono rischiosi: la famiglia, il senso di appartenenza, delle tradizioni, di una fede naturale...

Non credo poi, allargando questa riflessione a tutto il resto del Paese, che questa vittoria sia stata del cardinale Ruini, dei Vescovi, che le coscienze degli italiani sono pilotate dal Vaticano e sciocchezze del genere. Chi si ferma a queste considerazioni non vuol vedere una cosa essenziale: la legittima astensione ha voluto dare un chiaro segnale: "sulla vita non si vota". Lo slogan, pur se è stato coniato dal Comitato "Scienza e Vita" richiama una profonda e vera verità etica: la difesa della vita umana, della sua dignità è valore pienamente umano, ontologico, cioè, parte della natura dell'uomo. Difendere la vita non è esclusiva dei credenti ma dell'uomo stesso. Certo i credenti hanno molti motivi in più per schierarsi sempre a favore della vita, dell'uomo e del rispetto della dimensione naturale dell'esistenza ma ciò non vuol dire che un cattolico, un uomo di fede non faccia funzionare il suo cervello e non eserciti la sua razionalità.

Ad un giovane di 25 anni, non credente, che mi ha manifestato la sua volontà di non andare a votare, chiedendogli le motivazioni mi ha risposto che non bisogna interferire nella natura umana, che l'uomo è veramente uomo quando riconosce i suoi limiti". Non è, quindi, la vittoria del clericalismo, del bigottismo, ma del pensiero libero e razionale della persona, è la vittoria della vera laicità, di quelle persone che sanno ritrovarsi, pur se provenienti da culture e vissuti diversi, attorno a valori etici, cioè principi fondamentali e universali, che appartengono all'uomo sin dal suo apparire sulla terra.

Ha vinto il buon senso dei semplici e dei saggi, liberi da ideologie, capaci di ascoltarsi dentro e di vedere la bellezza e grandezza della propria umanità ma anche i limiti e i difetti.

Ha vinto non il diktat della Chiesa ma la sua capacità di percorrere le stesse vie dell'uomo, la sua lungimiranza di parlare a tutti e non solo ai propri, di dire verità antiche e sempre nuove. Perché si vuol vietare alla Chiesa di dire la propria, di vivere la sua missione che è quella di illuminare e orientare le coscienze? La Chiesa, i cristiani, per loro vocazione, hanno il dovere ed il diritto di dire al mondo una parola, quella del Vangelo, chiara, forte e certa, soprattutto quando è in gioco la vita umana, la sua dignità. Parola che è affidata alla libera e responsabile adesione dell'uomo. E l'uomo, il credente, ha il diritto di sentirsi dire parole ancorate a verità vere, fondanti e rispettose del suo mistero e della sua sacralità.

Il popolo dei credenti è sì un "branco di pecore" ma di pecore dietro ad un unico Pastore (Gesù, il Signore) chiamate ad essere "prudenti e scaltri" luce e sale della terra non miele..." (Bernanos). Non chiudiamo troppo in fretta questo capitolo della nostra storia, ma liberiamolo dai legacci delle ideologia e delle parti, degli interessi, dei pregiudizio velenoso ed insidioso e guardiamo avanti per costruire una società laica nel vero senso della parola in cui il dialogo, la pacifica convivenza, la politica, l'economia, la religione non dimentichino mai che fondamento di tutta la vita è l'uomo rispettato nella sua dignità ed interezza umana.