Riposizionato sul palazzo, sede storica del Municipio
di Serracapriola, il vecchio-nuovo orologio

Il 26 dicembre 2010, presenti il sindaco di Serracapriola Marco Camporeale ed alcuni assessori, nel locale comunale della torre del castello in piazza V.Emanuele III, è stato esposto al pubblico il meccanismo dell’orologio da torre di Palazzo Arranga, restaurato dalla “Premiata Ditta Comm. Giuseppe Bellucci in Martina Franca (TA)”, prima di essere ricollocato nella sua sede naturale.
Questo preziosissimo cimelio storico, poco apprezzato e sottovalutato, fu asportato dalla torretta, lesionata dal terremoto del 31-10-2002 e poi abbattuta, per installarvi un orologio moderno, non adatto (anche per le “Belle Arti”) ad un palazzo del XVIII secolo, quale è la casa palazziata degli Arranga.
L’amministrazione Camporeale, con il consenso dell’Intendenza alle Belle Arti ed il tacito assenso del popolo di Serracapriola, nella ripresa dei lavori per il restauro dell’intero Palazzo Arranga, ha fatto smantellare l’orologio elettronico e al suo posto ricostruire la torretta. I lavori, realizzati dall’impresa appaltatrice Di Ciommo, sono stati progettati e curati dagli architetti Enrico Valente e Lucio Rutica, e, nel rispetto della legalità, con il controllo dell’arch. Alfredo de Biase dell’Intendenza alle Belle Arti di Foggia.
Il nostro orologio da torre a pendolo, con motore e pesi, fu realizzato dalla “Premiata Fabbrica Orologi Fontana Cesare Milano – 1906 ” . Prima della Seconda Guerra Mondiale la Ditta Fontana aveva uffici commerciali a Milano in via Cusani mentre i laboratori e l’officina erano in Appiano Gentile. Tra i molti orologi realizzati ricordiamo l’orologio per il duomo di Pistoia del 1905, altre installazioni anche al di fuori della Lombardia, sia in Italia Centrale che in Italia Meridionale, in modo particolare in Puglia.
Il meccanismo dell’orologio di Palazzo Arranga, formato da 500 pezzi, è tornato come nuovo dopo l’ottimo restauro realizzato dal tecnico della ditta Bellucci, Maurizio Liuzzi, che, a suo dire, ha trovato il meccanismo in buono stato per cui era più che mai doveroso restaurare: il motore; le quattro cremagliere in ottone; i rulli dove sono avvolti i cavi d’acciaio da cui pendono i quattro pesi di ghisa, di kg 75 per le ore, di kg 43,50 per la suoneria, di kg 30 per i quarti, di kg 25 per le lancette; il pendolo con l’asta di legno, materiale non soggetto a variazioni termiche; i pignoni, le boccole in bronzo dove ruotano i vari alberi, i bulloni, pezzi unici fatti a mano; le ventole per equilibrare il movimento; tutti rettificati e lucidati; la manovella con il manico di legno per il funzionamento autonomo con carica da eseguirsi a mano ogni 24 ore. Una rarità, un gioiello meccanico senza prezzo.
Questo meccanismo è stato riportato nella sua sede e riposizionato negli stessi alloggiamenti del 1906 (anno della sua prima installazione) alla fine dei lavori di restauro, anche dell’esterno, di Palazzo Arranga (dove tornerà il municipio), con i mattoni a vista, e della ricostruzione della torretta. Quest’ultima ha i quadranti l’uno diverso dall’altro, poiché dei tre indicatori del tempo, originali, di vetro satinato e con i numeri, uno solo, recuperabile, è stato installato; il secondo è stato rifatto di cristallo, il terzo in muratura, entrambi con le tacche al posto dei numeri. Secondo gli architetti progettisti si è scelta questa soluzione, con il consenso determinante delle “Belle Arti”, per documentare la storia dell’orologio con le sue traversie, senza ricorrere a dei falsi storici nel riprodurre i due quadranti identici gli originali.
In cima alla torretta la struttura di zinco e ferro, restaurata, con il pinnacolo di rame, sostiene le campane della suoneria del tipo a ore e quarti. Delle due campane, la più piccola, ogni mattina con gl’insistenti rintocchi, alle ore 8 e quindici minuti, torna a ricordare alla popolazione scolastica l’inizio delle lezioni nelle scuole del paese.
Il restauro dell’Orologio Fontana, con i suoi 104 anni, ci ha fatto prendere coscienza del suo valore storico ed intrinseco come pregevolissimo pezzo d’antiquariato. Un pezzo da museo, non immobile, ma vivo che racconta la sua storia ad ogni rintocco.