Il 28 Aprile 1930 si presentava alla ribalta del comune di Serracapriola il nuovo Podestà Dott. Vincenzo Castelnuovo. Egli era preceduto da ottima fama, come esemplare padre di famiglia, come persona di animo nobile e generoso, come valente medico-chirurgo, e come ufficiale medico nella guerra 1915-18. Era uomo sereno, quasi sempre sorridente, calmo e persuasivo. I cittadini lo amavano e lo rispettavano; sovente offriva le sue cure e prestazioni mediche senza ritenere compenso alcuno. Egli proveniva dall'amministrazione del Consorzio Agrario di Serracapriola dove, quale presidente, era stato molto apprezzato.
Con atto del 16 maggio 1930, il Podestà Castelnuovo, nei casi di sua assenza o impedimento, nominava due suoi delegati nelle persone di:
1° Gatta avv. Antonio, professionista valente e di grande attività.
2° De Luca Ettore, dottore in agraria.
In tutti gli atti era assistito dal Segretario cav. Iammarino.
Come Podestà fece molto per il paese; nel periodo della sua amministrazione infatti, durata quattro anni e otto mesi, si compirono lavori importantissimi anche per il futuro di Serracapriola. Per prima cosa fu sistemato il terreno per il campo sportivo; questa opera di spianamento di una area destinata allo sport fu accolta positivamente soprattutto da parte dei giovani che videro la possibilità di spazio per svago e quella di poter praticare molti sport.
Il 9 novembre 1931 con una bella cerimonia fu inaugurata la strada statale detta della "Litoranea". Per l'occasione intervennero, con altre autorità, S.E. Di Crollalanza Ministro dei lavori pubblici, i Prefetti delle cinque province (Bari - Foggia - Lecce - Taranto e Brindisi), il comandante delle Forze Armate delle Puglie, ricevuti dal Podestà Castelnuovo e da tutta la popolazione in festa.
Dopo la sfilata di tutte le autorità e di tante automobili, S. E. Di Crollalanza dopo aver tagliato (sulla strada) il nastro tricolore, proseguiva per Nuova Cliternia, dove lo attendevano il Ministro Acerbo ed il Vescovo.
Dalla fine dell'anno 1931 al giugno del 1933 si realizzarono lavori grossi per il paese. Mentre si eseguivano i lavori per il prolungamento del Corso Garibaldi con i relativi marciapiedi e la piantagione di elci, il Podestà Castelnuovo faceva installare lungo i viali ombreggiati, delle solide panchine di pietra, di cui esiste ancora qualche esemplare.
Con delibera del 9 marzo 1932 si collaudarono i lavori di completamento del pubblico macello ed i lavori per il completamento dell'edificio scolastico con la costruzione della palestra.
Dinanzi ai due edifici delle scuole si avviavano i lavori per la formazione di due giardini con piantagione di alberi di ligustri, alloro, unitamente a piante di palme e di oleandri, nonché fiori di ogni genere.
Con le delibere del 9 giugno 1932 e del 10 giugno 1933 si appaltavano i lavori del primo e secondo lotto delle fognature.
L'8 giugno dell'anno 1934 si deliberava l'esecuzione dei detti lavori, che poi vennero eseguiti in tutte le vie e vicoli dell'abitato, abolendo quei servizi antigienici che erano i vecchi carri fogne che si facevano circolare di notte con grave disagio dei cittadini.
I lavori della fognatura furono eseguiti dalla ditta Ernesto Gallo e fratelli.
Posteriormente con opportune ordinanze si fece obbligo ai proprietari delle case, di fare eseguire gli attacchi alla fognatura con i relativi gabinetti. Dopo non molti mesi la rete fognante era completa, e con essa fu eseguita a Serracapriola una opera di civiltà di risanamento igienico.
Il 3 marzo il potestà Castelnuovo nominava un comitato per la custruzione della fontana moumentale, che in seguito veniva costruita in piazza, all'inizio del corso Garibaldi. Essa, fu poi rimossa nel 1968 per far posto ad una statua di S. Francesco, ed essere contemporaneamente ricostruita di fronte al campo sportivo. (Sulla opportunita di questa rimozione il paese si divise nettamente su due fronti; prevalse poi la tesi a favore di S. Francesco).
In seguito fu inaugurato il torrino dell'acquedotto e il Podestà il 7 aprile del 1933 deliberò l'impianto di n. otto fontanine pubbliche che dovevano erogare l'acqua del Sele in altrettanti punti strategici del paese.
Seguirono subito i lavori di conduttura per fornire l'acqua nelle case private.
Il completamento dell'Acquedotto pugliese che migliorò in modo determinate le condizioni igieniche degli abitanti dell'intera regione, fu accolto con grande entusiasmo.
In conseguenza di tale sana alimentazione idrica si riscontrò subito una accentuata diminuzione delle malattie degli apparati gastro-intestinali, nonché delle infezioni tifoidee, che causavano ogni anno, e specialmente nella stagione estiva, numerose vittime.
Ma la salutare acqua del Sele unitamente ad una più intensificata profilassi chininica esercitata a mezzo dello Stato, specie fra le popolazioni rurali, contribuì altresì in modo portentoso alla scomparsa quasi totale di un altro flagello: la malaria, inoculata dall'infausta ZANZARA (ANOFELE) che nelle acque stagnanti ed in quelle melmose dei pozzi privati, trovava il substrato favorevole al suo sviluppo ed al suo riprodursi.
Infatti fino ad allora il numero dei morti per causa della malaria era impressionante. Nell'anno 1916 i morti per perniciosa malarica raggiunsero il numero di 17 più altri 13 morti a causa della malaria su un totale di 213 morti.
Nell'anno 1917 i morti per perniciosa malarica ammontarono a 30 più altri 7 morti a causa della malaria su un totale di morti 213, stesso numero dell'anno precedente.
Dopo che la rete idrica e fognante era perfettamente funzionante, si verificarono ancora solo pochissimi casi in individui provenienti da zona malarica o che non facevano uso di acqua corrente nella loro abitazione. (Chi si può scordare delle famose "SAROLE" di argilla, in cui venivano riversati i barilotti dell'acqua estratta dai pozzi pubblici e privati, acqua che nei mesi di maggior calura, era non solo melmosa ma anche fetida? Per averla ed a caro prezzo, era anch'esso un problema.)
Il Podesta Castelnuovo si rivelò anche un appassionato di archeologia. Così egli stesso racconta di alcuni ritrovamenti:
"Lungo la strada che conduce a Chieuti, nell'aprile del 1931, si erano eseguiti i lavori di conduttura per il trasporto in quel Comune dell'acqua del Sele. Durante l'escavo e propriamente su un terreno di mia proprietà (di fronte al macello pubblico) e su altri terreni limitrofi, si erano trovate delle tombe di chi sa quale secolo.
In quelle tomhe si erano rinvenuti, frammisti agli scheletri dei sepolti, oggetti di argilla bel lavorati e decorati a colori, consistenti in vasetti, fiaschetti, lucerne, anfore, piatti a scodella, vassoi, coppe, brocche, urne cinerarie, rottami di scimitarre ed altro." Il Podestà cercò di ricuperare quegli oggetti e, dopo averli fatti ripulire a proprie spese, ne ordinò il deposito in un locale dell'Edificio Scolastico, dove furono custoditi in apposito mobile unitamente ad altri oggetti antichi e varie monete rinvenute altrove. Fra gli oggetti rinvenuti nelle tombe ne scelse pochi e li mandò ad esaminare a Napoli dal Professore Maiuri, Sovraintendente di Archeologia della Campania, molto competente in materia.
Dallo stesso prof. Maiuri si apprese che gli oggetti in esame appartenevano ad una civiltà esistita dai trecento ai cinquecento anni prima della fondazione di Roma.
Non si seppe mai come il Direttore del Museo di Taranto responsabile dei ritrovamenti in Puglia fosse venuto a conoscenza del rinvenimento di tali oggetti, sta di fatto che subito inviò un suo incaricato per rilevare i reperti.
Il podestà non volle cedere nulla e cosi gli oggetti archeologici restarono depositati per altri pochi anni.
Il direttore del Museo di Taranto in seguito al rifiuto del Podestà, fece ricorso al Ministro competente, il quale con suo decreto ordinò il ritiro degli oggetti; ciò avvenne dopo la morte del Podestà Castelnuovo, durante la gestione amministrativa del dott. Ennio Falcone.
Dopo aver tanto lavorato e cooperato per il bene del suo paese, dopo aver viste realizzate tante aspirazioni della popolazione di Serracapriola, a causa di una violenta polmonite, il Podestà Castelnuovo serenamente si spegneva il 20 gennaio 1935.
Ai funerali intervennero molte autorità, provenienti da Foggia e da altri luoghi, per attestare e tributare al caro estinto quell'onore e quella stima che tanto meritava. Anche tutto il popolo di Serracapriola, partecipando in massa all'imponente corteo aveva voluto dimostrare, per l'ultima volta quanta riconoscenza e quanta benevolenza nutriva verso il compianto concittadino.