È morto il figlio di Togliatti dopo una vita chiuso in clinica

Aldo aveva 86 anni e per molto tempo ha vissuto segretamente a Villa Igea. Nel 1993 lo scoop della Gazzetta rivelò la sua triste storia


È morto il figlio di Palmiro Togliatti, Aldo. Avrebbe compiuto 86 anni il 29 luglio. Il decesso è avvenuto sabato scorso a Modena, dove era ricoverato da tempo, ma la famiglia ha diffuso la notizia soltanto a funerali avvenuti. Aldo Togliatti era ospite di Villa Igea da quasi 50 anni. Una vita. Di lui papà Palmiro diceva orgoglioso: «Ha letto più libri di me».
Gli ultimi cinquanta dei suoi 86 anni, il figlio del leader Pci e di Rita Montagnana li ha passati così, leggendo e fumando, amorevolmente assistito in una clinica psichiatrica di Modena, dove l' ha condotto la malattia che rattristò gli ultimi anni di vita dei genitori. All' insaputa di tutti. Neppure gli amici di famiglia sapevano dire dove fosse finito quel ragazzo fragile e sensibile per il quale Togliatti aveva chiesto aiuto ai migliori specialisti italiani e sovietici, anche a Mosca, per dei consulti, a metà degli anni Cinquanta. Tutti pensavano fosse rimasto là. Invece tornò, e per cinquant’anni è stato qui, nel reparto "acuti" di Villa Igea, ai margini della città, una bella clinica privata convenzionata con l' Ausl, dove per tre decenni tutto il personale ha protetto la sua identità con ferrea riservatezza più che professionale: alla casella 227 dell' albo degli ospiti c' è scritto solo "Aldo", è l' unico senza cognome fra i 180 ospiti, e nessuno in città ha mai saputo nulla, neppure nella cerchia del partito. Solo di fronte alle domande insistenti dei cronisti della Gazzetta di Modena, nel 1993, che ne avevano trovato le tracce da tempo, i medici hanno ammesso malvolentieri: «È vero», confermando una diagnosi già nota da quarant' anni: schizofrenia con spunti autistici. Visite vietate agli estranei.
Quel che è chiuso nella memoria di Aldo Togliatti, che descrivevano somigliantissimo al padre nonostante i lunghi capelli ondulati e la corporatura magra e asciutta, è mezzo secolo di storia. Intensa, fin dai primi giorni di vita. Ha già quattro mesi quando papà Palmiro lo vede per la prima volta, appena uscito da Regina Coeli, nel luglio del 1925. E neppure un anno quando, con lui e la madre Rita, anche lei dirigente del Pci, si trova a Mosca dove Togliatti rappresenta il partito italiano nel Comintern. Le pareti domestiche sono quelle fredde del celebre Hotel Lux: nell' atmosfera già cupa della Mosca di Stalin Togliatti trova il tempo di costruire per "Aldino" giocattoli con le scatole di cerini. Ancora un anno ed ecco un altro trasloco, a Parigi, dove si è costituito il Centro estero del Pci. Nel ' 34, ancora Mosca: questa volta sarà per dieci anni, anni di misteri e di drammi, ma il piccolo Aldo li vive appartato, a Ivanovo, fuori città, in una sorta di college per i “figli del partito”.
Nei banchi accanto, i figli di Luigi Longo, Tito, Dolores Ibarruri, però i cognomi per sicurezza sono cambiati: Aldo diventa, come papà, “Ercoli”. Una sera nella hall del Lux, rievoca Giorgio Bocca nella sua biografia di Togliatti, Teresa Noce si rivolge a quel bambino taciturno, «Perché sei così triste?». «Non so”, risponde Aldino, «ma perché gli altri genitori stanno sempre con i loro bambini e io sono sempre solo?». E ancora la storia corre, i nazisti avanzano e la famiglia si divide, Aldo ripara con la madre a Kujbysev metre Togliatti è a Ufa; e arriva anche la vittoria, il rientro in Italia, la dolorosa separazione, vissuta malissimo dal partito, fra i coniugi Togliatti. Mentre Palmiro va a vivere assieme a Nilde Iotti nell' attico di Botteghe Oscure, Aldo abita con la madre nella città d' origine, Torino. Entrambi, il 14 luglio del ' 48, volano a Roma con un aereo messo a disposizione dalla Fiat per correre al capezzale di Togliatti, ferito da uno squilibrato a colpi di pistola.
La separazione non impedisce al leader del Pci di occuparsi costantemente di Aldo. Che cresce, studia ingegneria al Politecnico e si laurea, ma comincia a preoccupare il padre che, nel corso di una vancanza a Cogne confida al fratello Eugenio: «Ha il terrore degli altri, rifiuta di comunicare». Nel ' 56, racconta un altro biografo di Togliatti, Gianni Corbi, il Migliore si trattiene addirittura qualche giorno in più in una Mosca agitata dalle rivelazioni di Krusciov per raccogliere pareri e consigli dai migliori psichiatri sovietici. Qualche tempo dopo un episodio aggraverà il quadro: Aldo scompare da casa, lo ritrovano confuso e smemorato la mattina dopo a Civitavecchia, un marinaio olandese racconta “Voleva imbarcarsi”. Da allora è un lungo, amaro pellegrinare fra cliniche italiane (lo assiste a Roma il professor Bollea) e moscovite: in Russia rimane probabilmente a lungo, forse fino alla morte di Togliatti, nel ' 64. La data del ricovero a Modena, noto a pochissimi, risalirebbe a qualche mese dopo. Perché proprio Modena, fa parte del riserbo familiare. Aldo ha parenti a Torino, riceve visite frequenti da una cugina. Ma a Modena, da sempre roccaforte rossa e “sicura” al punto da fornire per decenni gli uomini della scorta personale di tutti i segretari del partito, Togliatti e Nilde Iotti adottarono Marisa Malagoli, figlia di un operaio ucciso dalla polizia di Scelba durante uno sciopero, il 9 gennaio 1950. «Lasciatelo stare», ripeteva. Adesso sarà per sempre.