Per rifornire i loro esercizi i tabaccai prelevavano periodicamente il sale ed il tabacco da un centro di monopolio a San Severo; mentre i valori bollati nella sede locale delle Poste italiane.
Il sale grosso si vendeva sfuso, quello fino in pacchi da un chilo. Il fumare si diffuse dall’Inghilterra nel 1590 con la pipa, il sigaro e la sigaretta. Il tabacco (monopolio vigente dal 1862) per pipa e le pipe di vari modelli: dalla pipa con il bocchino di cannuccia e il fornello di terracotta alla classica pipa di radica. I sigari: l’avana e i toscani negli umidificatori. C’era uno strumento, la ghigliottina, usato per tagliare i sigari ed ottenere il “mezzo toscano”. La primogenitura spagnola (1600) della sigaretta attuale è l’uso del termine spagnoletta, in uso anche da noi, cumpà, dàmme nà spègnulétte. Un pacchetto di Spagnolette orientali da 10 costava 70 centesimi. In Italia i primi segnali di consumo di sigarette risalgono al 1875 con le cartine per confezionarle e il tabacco comprato a parte. Man mano venivano messe sul mercato sigarette confezionate in pacchetti, che si vendevano anche sfuse, caratterizzate da una particolare miscela di tabacco con proporzioni attentamente studiate per dare un certo gusto e prima della diffusione sul mercato si sceglieva il nome e la marca. Delle ditte produttrici straniere, da noi chiamate sigarette americane (sechèrétte ‘merechène), ricordiamo le MILIT, pacchetto da 10 sigarette in uso presso i militari durante la seconda guerra mondiale. Delle italiane, tutte del Monopolio, ricordiamo: le Nazionali, già prodotte negli anni Venti e più diffuse in Italia dal 1950 al 1970, Nazionali semplici, N. esportazione, N. con filtro; le sigarette Macedonia, le Serraglio, le Due Palme, le Giubek, le Tre Stelle, le Sport, le Colombo; le Eva di qualità finissima prodotte per il pubblico femminile; le più economiche erano le “alfa” che avevano sostituito le vecchie Popolari (un pacchetto di Popolari da 10 costava 2 lire).
La vendita dei mezzi di accensione tascabili, monopolio in Italia, deriva dal Consorzio Industrie Fiammiferi (CIF), obbligatorio, al quale le imprese produttrici nazionali dovevano appartenere per poter collocare i loro prodotti nei Sali e Tabacchi del territorio nazionale. Questa regolamentazione iniziò nel 1923 per i soli fiammiferi. I rapporti tra lo Stato e il consorzio erano regolati da una convenzione rinnovabile (es. quella del D.M. 29-04-1965 scadeva il 31-12-1974). Nel 1970 venivano prodotti i cerini con la scatola a tiretto, i fiammiferi familiari, le Minerva.
Oltre la vendita del chinino, prerogativa dei tabaccai era anche la vendita degli articoli per la caccia. Si compravano, compreso il fucile ‘u tibbòtte, le cartucce, i richiami, le tagliole, i bossoli, i pallini, le polveri Acapia e Sipe, i fulminanti, il borraggio, i misurini per le cartucce, perché la maggior parte dei cacciatori se le preparavano direttamente.
I giochi e il Lotto. Il Banco Lotto e i biglietti delle lotterie nazionali, legate all’esito di una gara: la lotteria di Tripoli (collegata ad una corsa automobilistica) organizzata dal Ministero delle Finanze e dei servizi del Lotto, che si tenne dal 1933 al 1943; la lotteria di Agnano, nata nel 1951; i biglietti abbinati ai gran premi ippici di Merano ed altri. Tutto questo si trovava ndù tèbbècchine.
Nei Sali e tabacchi oltre i prodotti di monopolio si vendevano altri generi diversi con una licenza a parte. Oggi nelle Tabaccherie V.B. oltre i prodotti di monopolio ed i gratta e vinci è stata liberalizzata la vendita di ulteriori prodotti di generi diversi.