Èmè treschè (Dobbiamo trebbiare).

   Anche a Serracapriola con l’inizio della meccanizzazione agricola si trebbiavano i cereali, principalmente il grano, con le trebbiatrici meccaniche, azionate da motrici a vapore, tipo locomotiva (locomobili), il cui primato di costruzione per ambedue le macchine spettava in Europa all’Inghilterra. In seguito anche l’Italia le produsse per opera della ditta Ernesto Breda e poi delle altre: Abbriata, A.M.A. Bubba, Carra Virgiliana, Cicoria, De Antoni, Delta, Mausal, Rossini, Saima, ecc. Per azionare le trebbiatrici i trattori man mano sostituirono le motrici a vapore. 
   I ricchi proprietari terrieri avevano le loro trebbiatrici e locomobili che lavoravano esclusivamente per i propri terreni. Altri invece, come piccoli imprenditori, con le trebbiatrici andavano a trebbiare per conto terzi, su richiesta. 
…Quì ci sono dodici macchine a vapore per la trebbiatura dei cereali. Anzi quattro di queste ultime sono tenute per far servizio a conto terzi dai rispettivi proprietari Castelnuovo Luigi, Torres Ernesto, De Stefanis Tancredi e Leone Matteo. Gli altri (Castelnuovo Fortunato, F.lli De Luca fu Domenico, Alberico Francesco, Giuliani Giuseppe, de Luca Michele fu Pasquale, Pettulli Francesco, Magnacca Florindo) lavorano per conto proprio…(A. De Luca-1915).
   Moscariello Francesco, originario di Montella (AV) ed immigrato a Serracapriola nel 1879, coniugato con Chiara Gatta, lavorava per servizi a terzi con la sua trebbiatrice. Anche i figli Gaetano e Vittorio continuarono il mestiere del padre. Vittorio (20/11/1896-28/01/1957), coniugato con Giacinta De Leonardis, ebbe 5  figli di cui Dario e Gabriele lavoravano con il padre che aveva una trebbiatrice Marshall. Gabriele si trasferì a Milano per lavoro e restò Dario a continuare la tradizione di famiglia con la trebbiatrice e poi con una mietitrebbia La Verde, acquistata negli anni ‘70.
   Un altro noto trebbiatore era Alfonso Centuori, conosciuto come Funzine. Alfonso nacque a Torremaggiore, ma arrivò a Serracapriola come meccanico trebbiatore nel 1927. Negli anni ’30 svolse il suo lavoro con (don) Giorgio Castriota fino agli anni ’40 e in quel periodo costruì una locomobile ancora con la caldaia chiodata. Dopo la guerra svolse la sua attività presso la Società Fortore di Milano il cui amministratore era il rag. Domenico Ricci, e costruì un’altra locomobile questa volta con la caldaia completamente saldata dall’esperto saldatore Achille Pallamolla.
Dal 1954 al 1958, in società con Saverio Mancini svolse l’attività di trebbiatore conto terzi con un trattore Fergusson-Harris, primo trattore a Serracapriola non a testa calda. Per l’avvento delle mietitrebbie ed altre cose si trasferì a Milano (per gentile concessione di Giorgio e Giuseppe, figli di Alfonso Centuori).
   Altri trebbiatori a conto terzi erano: Marcello Pucarelli, che lavorava con il figlio Carlo con una Ransomes 107; Romeo Buono; Ubaldo Giannini; Antonio del Carretto; Mario Gatta; Antonio Mascolo; Guerino de Girolamo con il fratello Mario, Raffaele Montagano e negli anni 1958-1959 Mauro D’Amicis con una trebbia Cicoria, azionata da un trattore Tierner diesel. Ernesto Silvestris dopo un tirocinio come fuochista presso diversi trebbiatori e una breve società con Antonio del Carretto si mise a lavorare in proprio a fine anni ‘50 con una trebbiatrice Bubba M 90 azionata da un trattore Farmall F 30, a petrolio, dell’International Harvester Co., di 30 CV di potenza, 4 cilindri, anno di costruzione 1932.
   Le prime trebbiatrici della seconda metà del 1800 avevano soltanto quattro organi: battitore e griglia, scuotipaglia e grancrivello. Il grano protetto da due tavole cadeva per terra. In seguito vennero perfezionate con bocchette, a cui erano assicurati sacchi di iuta per l’uscita del grano, posizionate nella parte posteriore della trebbiatrice.  
   La trebbiatura del grano, che impegnava parecchie persone al servizio del padrone della trebbiatrice e della locomobile, iniziava quando tutte le attrezzature erano state predisposte nei pressi della bica. Per lavorare bisognava sistemare le macchine sull’aia in piano con particolari accorgimenti. La locomobile che azionava la macchina veniva piazzata davanti alla trebbiatrice e collegata ad essa da una grossa e lunga cinghia di trasmissione larga circa cm.20 e spessa un centimetro (‘u centóne). Il lavoro iniziava con il fuochista e  il sottofuochista, addetti alla macchina a vapore alimentata a paglia. Dalla bica (bànche) i bènchèiule prelevavano i covoni (mènócchje). I carrettieri con i grossi carri chèrrettune li trasportavano e  con le forche li depositavano sul pianale (bènchine) della trebbiatrice. Due operatori (stòcchèmènócchje) li slegavano e due imboccatori (mménèmènócchje) li immettevano nella tramoggia. Iniziava il lavoro della trebbiatrice. Con la battitura un rullo sgranatore ad elevata velocità rompeva le spighe, le cui parti passavano alla vagliatura mediante il gran-crivello. La ventilazione favoriva la divisione delle parti. Con la separazione finale dalle varie uscite venivano fuori la paglia e la pula nella parte anteriore della trebbiatrice, nella parte posteriore il seme da bocchette a cui erano legati i sacchi di iuta. Il grancrivellista e due operatori con i cavalli che tiravano le marinare (mèrenère) (sorta di grossi rastrelli di legno) trasportavano la paglia lontano dalla trebbiatrice. I saccaioli, sècchèiule, addetti all’uscita del grano, curavano la parte finale del lavoro. I ciuccère, erano addetti con gli asinelli al trasporto dell’acqua con i barili e a prendere in paese il pranzo per la permanenza in  campagna. Nella pausa del lavoro, mentre ci si rifocillava, spesso si sentiva questo ritornello da parte dei braccianti: póche pène e póche vine e póche fètijene Giuvanne e Sèvine; èssè pène e èssè vine, èssè fètijene Giuvanne e Sèvine (poco pane e poco vino e poco lavorano Giovanni e Savino; assai pane e assai vino e assai lavorano Giovanni e Savino).
   Per ricordare l’antica trebbiatura il 7 agosto 2009 i fratelli Alessandro e Massimo De Iudicibus, titolari della ditta di macchine agricole Agripegaso Group S.R.I., in collaborazione con i fratelli Ciro Pio e Alessandro Maccione hanno organizzato a Serracapriola la “Festa dell’agricoltura” con la sfilata di antichi trattori e la trebbiatura del grano, come una volta, in quel di Chieuti, con una trebbiatrice Cicoria azionata da un trattore Landini a testa calda, modello Major L 44 del 1959, targato FG 2211.
   Anche Antonio Orlando, collezionista di antichi mezzi agricoli, possiede una Trebbia Bubba 110 e una Delta U57 familiare di piccole proporzioni che mostra nelle varie manifestazioni agricole.