Mi permetteranno i lettori de La Portella dopo un decennio di cittadinanza serrana di usare un tono più familiare di quello che ho dovuto usare con testate italiane ed estere .
L'esumazione di Padre Pio è un evento straordinario: un evento di fede. Ho sentito centinaia di volte le stesse, ripetitive idiozie di chi non lo comprende. Esistono alcune testate e certi giornalisti che manifestano interesse o gusto a turbare la serenità di un intero popolo, multilingue e multiculturale, che si è mosso dal primo istante per pregare ed ascoltare la voce del cielo. In realtà le obiezioni e gli attacchi veri e propri non brillano per acutezza, per preparazione, né per originalità: sono sempre le stese cose ripetute a iosa, amplificate talvolta da testate potenti, senza ascoltare le risposte pacate e sode che l'autorità ecclesiastica e questo portavoce dei frati forniscono con paziente disponibilità.
Obiezione tardo-illuminista e laicista. Che devozione primitiva e "meridionale" andare in pellegrinaggio verso un cadavere-"feticcio". Non so se questi piccoli allievi fuori corso di Voltaire abbiano mai visitato i genitori al cimitero. Forse non ricordano che l'affezione e la venerazione alle spogli degli avi defunti appartiene alla cultura mediterranea da prima dl cristianesimo. Il "pius" Enea ci viene cantato da Virgilio mentre reca assieme al padre Anchise e al figlioletto Iulo le reliquie dei Penati, gli antenati, verso le spiagge del Lazio. In era cristiana la Chiesa ha sempre pregato sulle spoglie dei martiri e dei santi e vi ha costruito edifici di culto: san Pietro non esisterebbe, se non fossero stati scoperti i resti dell'apostolo sul colle Vaticano. Quanto alla presunta novità dell'esumazione, sono centinaia le spoglie dei santi che sono state esumate ed esposte. Poco tempo fa il beato papa Giovanni XXIII è stato esumato dalle grotte vaticane, trattato dallo stesso esperto, il dottor Nazareno Gabrielli, che era nell'équipe medica che ha curato le spoglie di padre Pio. Gli è stata posta una maschera ed è stato traslato nella basilica di San Pietro, a destra dell'altare della confessione... nessuno ha proferito verbo. Forse che papa Giovanni è da meno di padre Pio? No di certo. Ma il successo popolare del secondo muove un circo più grande di teologi improvvisati.
Obiezione delle "anime vergini". Ma che scandalo questo business, questi affari attorno al santo. Che sarebbe San Giovanni Rotondo senza padre Pio? Ma aggiungo, che sarebbe Cortina senza il turismo della montagna? E Roma senza san Pietro, le sue chiese, l'archeologia cristiana? Un paese di pastori è stato levato da san Pio, non solo nello spirito. Dov'è il problema? Solo nell'ipocrisia degli invidiosi. Offrire un letto ed un pasto ai pellegrini è un dovere sociale, che s'inserisce nell'economia di mercato. Il punto è qualificare l'accoglienza, non alzar troppo i prezzi, non scadere nel buon gusto quanto ai souvenir. E su questo noi frati cerchiamo di fare la nostra piccola parte, seguendo l'arcivescovo, nel dialogo aperto e sorridente con la cittadinanza e gli esercenti.
Quando ebbe terminato di predicare alle folle, ed i discepoli volevano congedarle perché si procurassero cibo, Gesù disse: "Voi stessi date loro da mangiare!". Gli furono portati cinque pani e due pesci, li benedisse e finì in festa di gioia.
Non solo San Giovanni, ma tutto il territorio dauno, costellato di luoghi di Padre Pio, dovrebbe crescere nell'arte dell'accoglienza. I mistici veri hanno un occhio verso Dio e l'altro verso gli uomini e i loro bisogni. Così fece padre Pio: perso nel mistero di Dio e teso alla costruzione dell'ospedale. I mistici da due soldi, i superdevoti (sempre i soliti quattro o cinque che girano come gli aerei di Mussolini!) che prevedevano catastrofi per l'esumazione, sono sconfessati dal fiume di devoti veri che con gioia si accosta al santo monte. Accoglierli, anche a Serracapriola, anche attorno al convento di Padre Pio giovane è opera cristiana. Lo ha capito Antonio Di Siro, che ha allestito con la consueta eleganza il primo "bed and Breakfast" della città. Lo dice da anni questo giornale dalle sue pagine. Lo ripete questo frate da un decennio.
Perché i nostri agricoltori dovrebbero continuare a fare gli operai per arricchire gli imprenditori del Nord? Perché i nostri intellettuali dovrebbero ambire a scrivere sul Corriere della Sera che tante sgradite quanto infondate accuse di "feticismo" ha rivolto ai "devoti meridionali"? Anche qui possiamo moltiplicare pani e pesci. Anche qui sappiamo pensare, parlare, scrivere.
Padre Pio, maestro di spirito e di vita, figlio di contadini venerato dal grande intellettuale lombardo, Paolo VI, vieni ad insegnarci la saggezza di amare Dio, l'arte di accogliere gli uomini. Nel tuo nome abbiamo già perdonato le sciocchezze dei bigotti di ogni tipo, laicisti o confessionali che siano.

"Vicario e portavoce provinciale dei Frati Cappuccini di Foggia"