COMMEMORAZIONE DI PADRE MATTEO D’AGNONE 2013 - Giuseppe Gentile
    Le celebrazioni della commemorazione del potente esorcista Servo di Dio Padre Matteo d’Agnone (Agnone 1563 - Serracapriola 1616) quest’anno si sono svolte a Serracapriola, dove si trova la tomba del frate in odore di santità custodita nella chiesa di Maria SS. Delle Grazie del convento “Padre Pio Giovane”.
    I momenti celebrativi, organizzati dall’esorcista fr. Cipriano de Meo, nato a Serracapriola nel 1924, decano e rappresentante degli esorcisti italiani in seno al Consiglio Internazionale dell’Associazione degli Esorcisti e vice postulatore della Causa di Beatificazione e Canonizzazione di Padre Matteo d’Agnone, hanno preso il via nel pomeriggio del 27 ottobre presso il convento di Serracapriola con il più giovane esorcista d’Italia, don Antonio Mattatelli, parroco di Montemurro, docente di dogmatica, conduttore del programma “Il messaggio di Fatima nel magistero di Giovanni Paolo II” a Radio Maria, che ha relazionato sul tema “Padre Matteo e la Madonna - aspetti di Spiritualità”.
   
I due esorcisti, il più giovane e il più anziano d’Italia, combattono Satana con la protezione di Padre Matteo D’Agnone.
    Presentato dal vicario del convento fr. Gianpiero Ritrovato e da Iolanda Fiore, responsabile del Gruppo di preghiera Padre Matteo e organizzatrice dell’evento, don Antonio Mattatelli dopo aver apprezzato il nostro convento, da lui visitato più volte, dove si respira, come egli stesso afferma, un’aria serafica di santità, ha messo a fuoco la sentita mariologia del frate di Agnone, assieme alla sua personale esperienza di esorcista, inquadrata nel francescanesimo cappuccino. Chi ama Maria non si allontana da Gesù, anzi lo trova più facilmente. Maria al centro, incentrata sulla Cristologia e la Croce. Nei suoi esorcismi don Antonio sente la presenza di Padre Matteo. Il maligno, sempre sghignazzando, in un esorcismo gli disse che la virtù preminente di P. Matteo è l’umiltà e Maria è la forza della salvezza, ma pochi lo sanno.
    Dopo questo incontro, il 30 ottobre, alle ore 21, nella chiesa del convento di Maria SS. Delle Grazie c’è stata la rievocazione del Transito di P. Matteo presenziata da fr. Cipriano de Meo. Molti pellegrini, venuti da località dove si sono costituiti in gruppi di preghiera, hanno partecipato a questo toccante momento. Tre narratori hanno letto le ultime fasi della vita del frate e l’attore filodrammatico Michele Portincasa ha interpretato il monologo rivolto a Gesù Cristo dal frate morente.
    Il coro, formato da pellegrini forestieri e diretto da Fortunato Tronco, accompagnava in un’atmosfera mesta il raccoglimento dei fedeli in preghiera. Infine ogni pellegrino, come di consueto, ha salutato il santo frate poggiando la mano sulla sua tomba per chiedergli le grazie e rafforzare la propria fede.
    L’affluenza maggiore dei devoti si è avuta alle ore 17 del 31 ottobre, con la Concelebrazione Eucaristica nella chiesa di Santa Maria in Silvis, unica chiesa che poteva contenere i tanti fedeli, arrivati con auto e sei pulmann: da Agnone, Vasto, Foggia, S.Severo, Torremaggiore, San Paolo di Civitate, Chieuti, Lesina, Cascina, Sasso di Castalda e dalla Francia.
    Con l’officiante mons. Lucio Renna, vescovo di S.Severo, hanno concelebrato quattordici consacrati, tra cui: il vescovo di Trivento mons. Domenico Scotti, fr. Cipriano de Meo, vice postulatore, fr. Antonio Belpiede, fr. Gianpiero Ritrovato, don Renato Orlando e don Antonio Soccio.
    Alla fine della messa si è proceduto con la fiaccolata fino al convento, dove ogni pellegrino ha salutato Maria SS. Delle Grazie e le spoglie di Padre Matteo d’Agnone.
   
    Alcune frasi del Transito di Padre Matteo d’Agnone, tratte da “UN SANTO SENZ’ALTARE” di fr. Cipriano de Meo.
    L’arco dell’attività di Padre Matteo si aprì e si chiuse a Serracapriola…Il viaggio del frate, malato di pellagra, da S. Elia a Pianisi al convento di Serracapriola, dove fu assegnato, fu come la salita del suo calvario. Non poteva camminare. Il dolore ai piedi e alle ginocchia, causato dall’aver viaggiato sempre a piedi e dallo stare in ginocchio nella preghiera, gli dava sofferenza…Arrivato in convento il canto del Te Deum intonato dai frati fu interrotto da P.Matteo “Padre mio ai morti non si canta il Te Deum, ma si dice il De Profundis”. I frati allora spezzarono il Te Deum e recitarono il De Profundis iniziato da P.Matteo…Negli ultimi giorni di ottobre fu preso da fortissima febbre…e il medico non dava speranza…P. Matteo sta in atteggiamento devoto sul suo giaciglio, in attesa che venga l’angelo bianco a dirgli che l’udienza eterna è aperta…L’attesa è piena di misterioso colloquio fatto con gli occhi e con le labbra con un vecchio Crocifisso che egli si fece portare vicino al letto. Erano dialoghi fra Maestro e discepolo, fra la terra e il Cielo. Accanto al crocifisso volle anche un vasetto di acqua santa con cui aspergeva il letto…Tutto era pronto per spiccare il volo…È l’imbrunire dell’ultimo giorno di ottobre, venerdì…Recitò tutte le preghiere che recitava il sacerdote che gli amministrava i sacramenti della Santa Comunione e dell’Unzione degli Infermi…Era pronto per il banchetto…La celeste chiamata venne puntualmente il 31 ottobre 1616, venerdì, a sera inoltrata, Vigilia di Tutti i Santi, come egli chiese al Signore di morire….Spirò dolcemente, con Gesù nel cuore, con somma pace e quiete. Aveva 53 anni di età e 37 di vita cappuccina.