Serracapriola on line

  I fotografi (da n.6 anno VI e de n.7 anno VI "La Portella")

a cura di Giuseppe Gentile    

 Precursori dei fotografi erano i pittori girovaghi che dipingevano su tele, a richiesta, ritratti spesso barattati dai committenti con olio o altri generi alimentari. Gli olii, alcuni di pregevole fattura, di solito non erano firmati e campeggiano tuttora nei salotti di alcune famiglie serrane documentando la fisiognomica della stirpe.
  Intanto nella seconda metà dell'800 quando il fotografo era un po' pittore, un po' alchimista, ottico e scenografo, cominciavano a diffondersi i ritratti fotografici, dove predominava il ritocco.
  Il lavoro di questo artigiano eclettico richiedeva più competenze che si acquisivano secondo la logica della nobile bottega artigiana: l'apprendistato. Il ritratto, cavallo di battaglia degli studi fotografici, veniva eseguito in studio, con lunghe pose, alla luce naturale davanti a fondali, dipinti spesso dallo stesso fotografo. Il soggetto o i soggetti venivano ripresi di solito frontalmente. Lo scopo era quello di catturare l'attenzione di chi guarda, quasi di farlo dialogare con l'immagine. Per cui specie i ceti meno abbienti usavano il ritratto, in opposizione alla scrittura, come mezzo di comunicazione. Un esempio ci viene dato dal ritratto a mezzo busto di cm 40x50 del serrano Raffaele D'Adamo, eseguito dal fotografo Nicola Benvenga nel 1928 a San Severo, che sembra seguirti con lo sguardo da qualsiasi punto di vista tu lo guardi. Quindi al di là di ogni velleità narcisistica il soggetto attraverso l'immagine cercava di trasmettere, ricordare, rassicurare ai parenti e alla collettività il proprio stato fisico e sociale. Così le gerarchie e i ruoli della famiglia patriarcale si ricostituivano nella staticità della posa fotografica trasmettendo all'osservatore, in un quadro di sintesi, i diritti e i doveri dei membri del gruppo.
 Dalla fine dell'800 ai primi decenni del'900 l'attività dei fotografi richiedeva mobilità sul territorio, per cui l'attività di uno studio estensibile su altre piazze, dava luogo a succursali. All'epoca i nostri compaesani andavano a San Severo per farsi ritrarre, dove c'era solo lo studio fotografico di R. Caruso, che si spostava anche a Foggia, succursali della sua sede stabile di Trani. Collaboratore di Caruso a San Severo era Nicola Benvenga. Questi dal 1902 si mise in proprio e aprì lo STUDIO FOTOGRAfICO BENVENGA, in cui fino al 1951 si succedettero tre generazioni di fotografi, operanti in seguito anche a Torremaggiore. Tanti ritratti di serrani e tante foto del nostro paese, come la Portella con il Castello e il Corso Garibaldi portano la firma di questo valente fotografo, che all'occorrenza vestiva anche i panni dell'ambulante. Altri validi professionisti sanseveresi erano Rocco di Fonzo, Antonio Luigi Venditti e Matteo Mummolo, mentre a Torremaggiore operavano Ficcoli, Maietta e Zanotti, a Foggia Longo, a Candela Leone, ad Apricena Pitta, a Lucera Visciano. La scritta "Fotografia istantanea - PIETRO DE FELICE - Serracapriola", timbrata dietro la foto di una scolaresca con il maestro Salciti del 1913 documenta forse la presenza stabile o saltuaria del suddetto fotografo nel nostro paese. Le altre foto delle varie scolaresche dell'epoca, quando era d'obbligo farsi fotografare alla fine di ogni anno scolastico, portano le firme degli operatori con le sedi di origine e le succursali. Da noi ricorre spesso "Premiata fotografia milanese - A. Venturini- Bari". Il fotografo veniva chiamato anche per le foto di morti che dovevano documentare tutti i riti e le usanze che la tradizione imponeva: il bambino con l'abito bianco, l'anziana donna nubile con una ghirlanda di fiori bianchi e un velo. A richiesta della famiglia il fotografo ritraeva anche il funerale: la bara, tèvute, portata a spalla, le corone, i fratelli della confraternita, ciòcere.
 Ma il personaggio che polarizzava l'interesse dei bambini e dei popolani, che lo aspettavano nei giorni di festa per farsi fotografare, era il fotografo ambulante. La sua camera da viaggio, posta sul cavalletto di legno, consisteva in una cassetta con l'obiettivo e da un foro, praticato su un lato dell'apparecchio, pendeva una manica di giacca sdrucita, in cui s'infilava la mano per poter estrarre i negativi dalla camera oscura. Sulla cassetta una ringhierina proteggeva una spazzola spelacchiata, un pettine sdentato e uno specchietto con la cornice di celluloide. Il tutto serviva ai clienti per mettersi in ordine prima della "posa". Ed un campanello per i più piccini per farli stare fermi nel momento "solenne" dello scatto. In un barattolo di latta pieno d'acqua, appeso al cavalletto, il fotografo immergeva i negativi per l'ultima fase di sviluppo. Inoltre per farsi pubblicità metteva in mostra il campionario delle foto più riuscite.
  Intanto si passava dalle lastre a gelatina bromuro d'argento, alle pellicole piane e alle pellicole a rullo. In paese cominciarono a diffondersi le prime macchine fotografiche a cassetta e a soffietto che utilizzavano pellicole a rullo 6x9 e 6x6.
 Alcune notizie sono state attinte al testo "Specchio di donna" pubblicato dalla Regione Puglia Ass P.I.
 I primi
dilettanti evoluti, fotografi per hobby, utilizzavano l'apparecchio fotografico per riprendere scene domestiche, momenti di vita e lavoro rurale usando ingranditori a luce solare, torchietti di legno e lumi a luce inattinica per sviluppare le lastre, le pellicole piane e poi le prime pellicole a rullo. Materiali sensibili, attrezzi e diapositive, recuperate nelle case Magnacca-Giannini, Gentile e Gatta, documentano l'attività dell'epoca.
  Ma bisogna arrivare agli anni 30, quando il fotografo molisano Cesare Conte aprì una succursale del suo studio di Campomarino in Corso Garibaldi n.118, per avere in paese un servizio, anche se saltuario. Intanto Fiorentino de Siro, dopo un apprendistato che durò dal 1945 al 1947 presso lo studio fotografico di Nicola Fiorito di San Severo, aprì in Corso Garibaldi n.98 il primo studio stabile. Si avvalse nella sua attività anche dell'opera del fratello-apprendista: Gabriele, che il primo maggio del 1957, quando Fiorentino si trasferì a Torino, rilevò lo studio sotto il suo nome, "FOTO D'ARTE DE SlRO". Per parecchi anni lavorò con meticolosa professionalità utilizzando una macchina da studio in legno, costruita da Lamberti & Garbagnati di Milano, una Rollei 6x6 e uno dei primi ingranditori Durst a due torrette per la stampa del bianco-nero, abbinando l'attività di fotografo a quella di commerciante di macchine fotografiche e di cineprese.
 Erano gli anni in cui cominciavano a diffondersi gli apparecchi di medio e piccolo formato. Il fotografo usciva sempre più spesso dal suo studio. Le "sortite" sempre più frequenti, su richiesta della clientela, riguardavano ormai scene di gruppo e di costume. Le foto istantanee man mano facevano perdere al ritratto, dall'espressione rigida e seria, l'aura di sacralità. Si documentavano: le attività agricole svolte sui terreni, i gruppi di amici nel corso di scampagnate, apprendisti al lavoro, scolaresche, le manifestazioni celebrative dei partiti politici, le processioni religiose. Durante i mesi estivi si vedeva spesso passeggiare sulla spiaggia di Chieuti-Serracapriola il fotografo Ottaviano Giacci con la sua Jascica a tracolla in cerca di famiglie desiderose di farsi immortalare vicino alla paranza appena attraccata o davanti alla baracca allestita con il carretto sculèzzète (con le stanghe rialzate), coperto dal grosso telo, ràchene.
  Anche Antonio Sdeo, quando ancora vigeva il bianco-nero, faceva la sua parte nella camera oscura, sviluppando le pellicole 6x9, 6x6, 6x4,5 dei suoi servizi e quelle dei clienti e usando l'ingranditore DurstA 600 per la stampa dei negativi in bianco-nero.
 Nel 1960 il sarto Giovanni Tartaglia, appassionato cineamatore, cominciò a cimentarsi con la cinepresa e realizzò in collaborazione con Pasquale Jesu e Nicola Palazzo il primo documentario su San Fortunato, compatrono di Serracapriola. Nella primavera del 1962, con gli stessi collaboratori girò, con una Segonic (prima cinepresa con la torretta girevole a tre obiettivi) su una pellicola super 8mm. bianco-nero, un documentario sul lavoro di pegnètére e mètunère serrène "L'arte dei vasai", che vinse il secondo premio per la migliore fotografia al festival della decima Musa di Venezia. Ormai consacrato fotografo e cineoperatore da un'esperienza di autodidatta, Giovanni aprì lo studio Cine-foto Tartaglia in Corso Garibaldi n. 141. Dopo alcuni anni si trasferi al n. 37 di Viale Cav. De Luca. Nel 1974, sempre con il valido apporto di P.Jesu, appassionato cineoperatore, girò con la sua Rolleiflex (prima cinepresa che poteva realizzare la dissolvenza incrociata) un cortometraggio sulla Passione e Morte di Gesù. Ed in seguito altri cortometraggi in vernacolo di vita paesana. La sua propensione per il disegno lo portava ad essere molto abile nel ritocco dei negativi e nella loro stampa con l'ingranditore Durst900. Ormai cominciavano a diffondersi le macchine fotografiche reflex e l'affermato Giovanni, con le sue reflex meccaniche: una Nikon 24x36 e una Rolleiflex, realizzava artistici servizi matrimoniali.
 La foto di matrimonio, che un tempo era rappresentata dal solo ritratto dei due sposi in abito nuziale, l'uno stretto all'altra, fuori dal contesto festivo della cerimonia e dei parenti, con il passare degli anni si fa più ricca di testimoni, parenti e paggetti e la scena meno disadorna, fino a diventare il cavallo di battaglia del fotografo.
 Infatti l'attività di G.Tartaglia e di Renato Ciarallo, un altro altrettanto bravo fotografo di scena sulla piazza, si basava principalmente sui servizi di matrimoni, che ormai con la diffusione delle pellicole a colori e delle telecamere, davano la possibilità ai nostri operatori di realizzare un doppio servizio cine-fotografico.
 Renato Ciarallo, estroverso ed eccentrico personaggio poliedrico, di sponibile a collaborare per ogni manifestazione pubblica,(ha curato la parte tecnica del cortometraggio Jucànn Jucànn, per conto della scuola media "Mazzini" di Serracapriola, cortometraggio vincitore del III° premio al Concorso Video Indagine, indetto dalla Biblioteca Provinciale di Foggia) ha dato il meglio di sé come fotografo e cineoperatore, lavorando a tempo pieno nel suo studio di Via Bixio n.l. Oltre ai tanti cortometraggi in vernacolo, è stato anche coautore dello zibaldone di Stanisalo Ricci. Poi, per motivi di salute, purtroppo è stato costretto ad abbandonare l'attività. Oggi, Ivana Ciarallo, figlia di Renato, nello stesso studio rinnovato "NON SOLO PHOTO", continua l'attività paterna prediligendo la ritrattistica moderna. Il bagaglio di conoscenze acquisite come apprendista, l'attitudine personale, l'estro e i trucchi del mestiere le danno quel tocco di personalizzazione al lavoro.
 Un altro giovane fotografo Pietro Paolo Pinto, con l'ausilio dei fotografi, Greco di San Severo con cui gestì un negozio di foto-ottica a Pietra Montecorvino e Pellegrino di Lucera, dopo aver lavorato a San Severo, suo paese d'origine, alla Fast Foto, mini-laboratorio per stampe professionali in un'ora, è riuscito a farsi una buona esperienza professionale nel settore. Dopo aver gestito per otto mesi il negozio di R. Ciarallo, Pietro Paolo si è stabilito definitivamente a Serracapriola aprendo nel giugno del1994 un suo studio fotografico. Oltre alla sua attività di fotografo, che lo vede presente anche in ogni manifestazione pubblica, egli quest'anno, mettendosi al passo con i tempi, ha dato nel nuovo studio "FOTO PAOLO" di Corso Garibaldi n.38 un servizio celere al nostro paese: un minilab per lo sviluppo in un'ora.
 Una volta il fotografo, quando il tempo non era oro, curava la "posa", scattava con il suo apparecchio meccanico e sviluppava le foto in bianco-nero, lavorando per ore in camera oscura per ottenere i risultati che si prefiggeva. Oggi nell'epoca del reportage e del colore in cui la macchina fotografica compatta e computerizzata ha sostituito la penna ed è alla portata di tutti, il fotografo nel suo negozio con un occhio è attento alla vendita al bancone e con l'altro alla produzione in serie delle foto-tessera. Tuttavia non mancano i servizi di nozze in cui i nostri due bravi giovani fotografi: Ivana e Paolo possono sempre dare sfogo al loro estro e alla loro abilità professionale con l'ausilio dei laboratori FOTO-COLOR (San Severo) e COLORAMA(Napoli), a cui sono collegati.